cover blog M Alberini

martedì 4 gennaio 2011

VISTO DA LEI - Figli che odiano le madri

Cara Mariella Alberini, ho ritrovato con grande simpatia la sua rubrica su Affaritaliani.it e le scrivo come tante altre volte per ritrovare le sue risposte sempre umane e intelligenti. Ho letto le sue risposte sui problemi politici e le condivido. Spero possa rispondere come sempre anche sui problemi familiari. Sono madre infelice di un figlio unico 45enne, al quale ho dato il meglio. Lui ha preso tutto e mi ha sempre lasciato sola anche all’ospedale. Ha una forma di odio ingiustificabile e insano che lo ha sempre portato a criticare me e suo padre, dal quale mi sono separata in giovane età. Il quale, nonostante il suo carattere difficile, ha fatto il massimo del suo dovere verso di lui. Per anni ho cercato di capire e di farmi capire senza alcun risultato. Mi dica lei cosa posso fare?
A. R., ricevuta via e-mail

Cara amica, non deve fare più nulla. Deve trovare in se stessa la forza di prendere distanza da un figlio che non la merita. Da molti anni, ascolto e assisto al dolore di un infinito numero di madri massacrate dall’assenza di gratitudine, di amore, di tenerezza e di protezione filiale quando ormai sono in età avanzata e, non solo non vengono aiutate a sopravvivere, ma vengono abbandonate come fossero  estranee o peggio nemiche. E’ un fenomeno sempre in aumento in assurdo parallelo all’ottima qualità di vita raggiunta nel mondo occidentale e di conseguenza ai maggiori privilegi goduti proprio dai figli più insensibili. La sofferenza morale che infliggono può provocare danni irreparabili alla salute di una madre come lei. E questi ingrati non sanno neppure di quale meraviglioso sentimento si privano: il più perfetto, il più puro tessuto di infinito. Chi scrive ha amato sua madre in modo totale colmo di felice abnegazione per una donna della quale riconoscevo la forza d’animo, lo spirito di sacrificio, il senso di grande dignità femminile. Ancora la ringrazio per la severa educazione ricevuta e la profondità di sentimento trasmessami. I suoi errori sono sempre stati nella ricerca di fare del suo meglio per me. Sono le uniche parole che vengono in mente quando si ascoltano le tristi storie delle madri odiate da figli che hanno avuto tutto, preso tutto e non solo non conoscono la parola gratitudine, ma si accaniscono contro di loro con una ferocia che esiste solo nel mondo degli esseri umani non certo in quello degli animali. Vi è una sorta di barbarie nella mancanza di sentimento di figli che, senza alcuna giustificazione, infieriscono con indescrivibile cattiveria sull’unica persona al mondo che più li ha amati, accuditi, curati, consolati, beneficati. E’ quindi giusto e  doveroso dare voce a testimonianze sofferte e re                             gistrare racconti di madri dolenti, colpite con crudeltà inimmaginabile. Madri che hanno dato a quei figli quanto di meglio avevano. E non soltanto dal punto di vista materiale, ma soprattutto da quello affettivo, morale, culturale. Ma quei figli non hanno voluto gratificare con l’amore tanti anni di vita durissima. Quei figli si permettono di giudicare la madre, sovente colpita da calunnia, e non ammettono di essere giudicati: incapaci di perdono, capiranno troppo tardi l’ingiustizia ai danni di una donna innocente. Osservando le meraviglie della natura dove i colori si fondono in tonalità perfette e incomparabili, sembra impossibile che il puro e altruistico amore di una madre venga brutalizzato dall’ingratitudine e dall’insensibilità ignorante di un figlio allevato secondo le migliori intenzioni.
Le parole che leggo in numerose lettere come la sua sono state scritte con il  cuore ferito. Sono parole che nascono dalle viscere che hanno nutrito e portato alla luce  quei figli in lotta anche contro se stessi. Auguro a lei e a tutti i lettori un 2011 più sereno.