cover blog M Alberini

lunedì 24 novembre 2014

VISTO DA LEI - "Il problema è che il Governo non governa"


Gentile Mariella Alberini,
l’idea di imminenti elezioni mi sembra pazzesca. Cosa significa? Chi potrebbe venire eletto e per far cosa? Continuare a non governare un Paese in cui si ormai non esiste neanche la speranza di un futuro normale. Cosa sperano i signori della politica? Di essere ancora votati? Ma che vadano a…
Lettera firmata, ricevuta via e-mail
 
Caro amico,
è vero, purtroppo in Italia il Governo non  governa. Nessuno ha idea di cosa deve fare. Il Premier spazia a parole su tutti i problemi, i ministri sono pallide veline senza idee ne’ costrutto. I sindacati continuano ad aizzare odio sociale inconsci dell’auto- boomerang gigantesco. Gli immigrati dilaganti nel Paese incominciano ad accampare pretese di lavoro qualificato, di alloggio gratuito, di luoghi di culto, forti della consapevolezza di svolgere lavori respinti dagli Italiani e quindi determinanti dei loro servizi.
Invece di discutere del sesso degli angeli, il Paese, nel senso di Nazione, si dia una linea retta senza  compromessi e tentennamenti responsabili del marasma attuale.
E’ indispensabile un’etica profonda ispirata alla sovranità del bene comune oggi appaltato da corporazioni, associazioni sovente malavitose, parrocchie di vario genere, matrici di un degrado continuo.
Auguriamoci vengano riesumati e osservati i grandi principi del vivere sociale che da Platone a Toqueville hanno generato gli Stati. Ma alla luce dei fatti è pura utopia sperarlo: l’uomo nuovo non è arrivato. Anche se, in democrazia,  parlarne può sembrare un’eresia però non dimentichiamo che De Gaulle ha salvato la Francia e Adenauer ha fatto risorgere la Germania dell’ovest preludente al grande Germania di oggi.
Al peggior momento italiano, si aggiunge la raffica invadente di leggi e regolamenti emanati da Bruxelles del tutto avulsi alle situazioni contingenti nei vari Stati. Sovente in contrasto con le leggi locali per cui aumenta la precarietà del Diritto. 
Intanto fra poco, e senza nuova legge elettorale, andremo alle elezioni politiche utilizzando il vecchio deprecabile sistema: rivalutato dalla corte Costituzionale.   
Nessun italiano avrà la minima idea per chi votare e l’assenteismo salirà alle stelle e diventerà il Partito di maggioranza.

lunedì 17 novembre 2014

VISTO DA LEI - "Crisi italiana al peggio"


Cara Mariella Alberini,
Renzi ha dato prova di debolezza in grande contrasto con i tracotanti annunci di riforme a tamburo battente. Per ora la crisi continua al peggio e come italiano non so più cosa sperare. Se neppure lui vuol porre rimedio alla caduta libera dell’Italia, cosa possiamo fare noi popolo se non andare sulle barricate?... 
Lettera firmata, ricevuta via e-mail 

Caro amico,
ad un certo punto ci si arriverà di sicuro e forse anche a qualcosa di peggio.
La crisi economica morde l’Italia mentre migliora nel resto dell’Europa. Perché? Semplice: gli altri Stati vengono governati con il cervello invece dei piedi. Scontri e tafferugli con feriti e contusi sono anche la dimostrazione dell’animo esasperato degli Italiani che vedono scemare qualunque speranza di ripresa del Lavoro.
Il malessere sociale esplode nelle principali città e Renzi fa la faccia feroce ma cede alla minoranza del PD su argomenti quali l’articolo 18 e il reintegro del lavoratore licenziato per motivi disciplinari
In realtà nulla è cambiato e si continua a invocare il lavoro precludendo ogni iniziativa imprenditoriale.
La spending review è diventata una barzelletta e Cottarelli se ne è andato poichè  rimasto inascoltato.
I sindacati sobillano le piazze come se, scioperando, si creasse e non si distruggesse lavoro, ma  la Camusso questo fa finta di non capirlo.
Ormai il popolo si è convinto che Renzi abbia esagerato le sue promesse ed è incapace di renderle attuabili. E adesso aspettiamo di vedere come reagirà davanti all’opposizione delle piazze e allo sfacelo che affermava di poter arrestare. I suoi metodi di cura sono rimasti all’effetto placebo.
Tutti continuano a dire che questo governo va fino al 2018: ne dubitiamo anche se andare alle urne non risolverebbe alcunchè. Anzi ci porterebbe a far concorrenza alla Grecia.
In queste condizioni  continuano i talk show politici in TV con ospiti incapaci di tenere un contegno civile. Ci propinano, oltre alla montagna di sciocchezze prive di reali proposte positive, uno spettacolo di ridicola litigiosità artefatta urlando in contemporanea con l’ospite avversario di Partito in modo che i telespettatori, ormai pochi, non capiscono nulla e spengono il televisore.
Possibile che i conduttori di questi spettacoli poco edificanti non li catechizzino prima di incominciare simili dibattiti? O meglio smettano di invitare persone di alcuna capacità dialettica o anche spessore politico? Possibile che i Grand Commis di RAI e Mediaset non mettano argine a tali trasmissioni ormai obsolete e prive di significato?
E’ anche questo un altro segnale della paurosa decadenza del nostro Paese.     
m.alberini@iol.it 

lunedì 10 novembre 2014

VISTO DA LEI - "L’Opera ostaggio dei sindacati"


Cara Mariella Alberini,
ci manca solo che i sindacati irrompano addirittura nella Chiesa come hanno fatto nei teatri lirici. Non è concepibile abbiano intaccato l’armonia, l’estetica e persino il grande valore  culturale che formava l’atmosfera incomparabile dei templi dell’arte…
Lettera ricevuta via e-mail

Gentile lettore,
fino a quando c’è Papa Francesco nella Chiesa no. Ma ci  risiamo. Dopo il pasticciaccio dell’Opera di Roma, ora tocca a La Scala  dove rischia di saltare l’ultimo Simon Boccanegra per uno sciopero di due giorni di stop proclamato dalla CGL. E’ dai tempi del 68, nei quali la contestazione si scatenò con le uova marce contro i cincillà e gli zibellini delle dame in gara di sfarzo che, oltre ad illuminare il foyer più famoso del mondo, echeggiavano tempi eleganti mai più rivisti.  Sfarzo si, ma produttivo  di  lavoro per le migliaia di sarte all’interno degli atelier e  per tutto l’artigianato che aveva surclassato anche Parigi. Quella data segnò l’ingresso del sindacato nel Tempio, il quale pretese di mettere  allo stesso livello il direttore d’orchestra con qualsiasi elemento del coro: definendoli entrambi “lavoratori".
Intanto alcuni leader sindacali si dichiaravano melomani e non si è mai capito se per genuina passione musicale o perché gli piacevano le mele. Ciò non impediva loro di presentarsi alle prime gratis e in smoking.
L’ingresso dei sindacati in quel mondo ha appiattito l’atmosfera storica e romantica di questi teatri dove ancor oggi non esiste più il rispetto dovuto al miracolo della grande musica e del grande teatro lirico. Invasione di jeans e maglioni casual trasandati per non dire maleodoranti. Per fortuna il loggione, ritrovo dei veri amanti della musica colta, esiste e ne determina l’applauso dal giudizio inappellabile.
La morsa della crisi in aumento mette in risalto l’abbassarsi del livello scenografico e dei costumi, coreografia indispensabile ad opere dei secoli andati presentando Don Giovanni in tenuta  da metallaro e Grimilde in gonna e pullover.
Un retaggio instaurato da sovrintendenti “nonsisaperchè” stranieri, importati per snobismo politico, ma soprattutto ignorante.           
E’ anche questo un segno della decadenza europea in atto, favorita dalla malapolitica e dalla peggiocrazia di Bruxelles, alle quali si deve porre immediato rimedio prima che affondino le radici in profondità  come è accaduto nel fu Bel Paese.
m.alberini@iol.it

lunedì 3 novembre 2014

VISTO DA LEI - “Una dittatura strisciante”

Cara Mariella Alberini,
gli atteggiamenti del giovane Renzi stanno diventando sempre più aggressivi per non dire dittatoriali. Ciò non disturberebbe se all’enfasi oratoria facessero seguito risultati positivi e una ripresa dell’Italia che invece oltre  perdere il suo ingegno imprenditoriale, sta chiudendo tutti  gli esercizi d’antan e ha messo in vendita se stessa a basso prezzo.
Lettera firmata, ricevuta via e-mail

Gentile amico,
esiste una sensazione abbastanza diffusa che una trasformazione  sostanziale potrebbe verificarsi in tempi nemmeno tanto lunghi.
Il Partito può chiamarsi Pci, Pds o PD, ma  sempre di ideologia comunista si tratta. E i comunisti per definizione nel loro Dna hanno la dittatura.
La dittatura ha retto l’Urss con tutti i Paesi satelliti per finire come tutti sappiamo.
Gli atteggiamenti di Matteo Renzi e dei suoi collaboratori ci fanno pensare a questa tendenza.
Da quando si è spento il Pci con le sue ferree regole, le azioni di questo Partito sono in dissolvenza continua e per questo temiamo  che Renzi e Napolitano vedano la necessità di ripristinarle non solo nel Partito, ma nel Paese.
Cosa altro pensare se questo è il terzo Governo imposto e non eletto con la nostra misera situazione in continuo peggioramento?
Non è impossibile che la strenua opposizione della minoranza in seno al suo Partito abbia costretto Renzi a prendere atteggiamenti da Leader messianico a volte sconfinanti in una certa tracotanza.  Ci potrebbe ricordare  il Bettino degli anni ottanta o il Benito precedente: sempre per B comincia il nome.
Battute a parte, sconsigliamo Renzi Matteo a ergersi  a “nuovo unto del Signore”: meglio stemperare quella giovanile foga, la quale in troppe tornate mediatiche ce lo mostra di prorompente  protagonismo persino accanto ai vari Merkel,  Cameron, Barroso e buon ultimo Hollande.
E proprio questo fa pensare ad una dittatura strisciante quale ultimo traguardo della sua politica. Del resto l’Italia ha funzionato al meglio quando gli ordini imposti erano chiari e indiscutibili. Ma ciò andrebbe fatto con toni più soft tanto per non allarmare i finti democratici.
Il popolo incomincia ad averne pieni i cabbasisi di un Renzi sempre agitatissimo ma di scarsi risultati. Lo vorrebbe meno mattatore sulla scena, ma con  sostanziose realizzazioni  di quelle promesse strombazzate da molti mesi.
Forse ci sbagliamo, ma oggi gli italiani un governo forte capace di sistemare questa Italietta scassata non lo rifiuterebbero. 
m.alberini@iol.it