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lunedì 10 novembre 2014

VISTO DA LEI - "L’Opera ostaggio dei sindacati"


Cara Mariella Alberini,
ci manca solo che i sindacati irrompano addirittura nella Chiesa come hanno fatto nei teatri lirici. Non è concepibile abbiano intaccato l’armonia, l’estetica e persino il grande valore  culturale che formava l’atmosfera incomparabile dei templi dell’arte…
Lettera ricevuta via e-mail

Gentile lettore,
fino a quando c’è Papa Francesco nella Chiesa no. Ma ci  risiamo. Dopo il pasticciaccio dell’Opera di Roma, ora tocca a La Scala  dove rischia di saltare l’ultimo Simon Boccanegra per uno sciopero di due giorni di stop proclamato dalla CGL. E’ dai tempi del 68, nei quali la contestazione si scatenò con le uova marce contro i cincillà e gli zibellini delle dame in gara di sfarzo che, oltre ad illuminare il foyer più famoso del mondo, echeggiavano tempi eleganti mai più rivisti.  Sfarzo si, ma produttivo  di  lavoro per le migliaia di sarte all’interno degli atelier e  per tutto l’artigianato che aveva surclassato anche Parigi. Quella data segnò l’ingresso del sindacato nel Tempio, il quale pretese di mettere  allo stesso livello il direttore d’orchestra con qualsiasi elemento del coro: definendoli entrambi “lavoratori".
Intanto alcuni leader sindacali si dichiaravano melomani e non si è mai capito se per genuina passione musicale o perché gli piacevano le mele. Ciò non impediva loro di presentarsi alle prime gratis e in smoking.
L’ingresso dei sindacati in quel mondo ha appiattito l’atmosfera storica e romantica di questi teatri dove ancor oggi non esiste più il rispetto dovuto al miracolo della grande musica e del grande teatro lirico. Invasione di jeans e maglioni casual trasandati per non dire maleodoranti. Per fortuna il loggione, ritrovo dei veri amanti della musica colta, esiste e ne determina l’applauso dal giudizio inappellabile.
La morsa della crisi in aumento mette in risalto l’abbassarsi del livello scenografico e dei costumi, coreografia indispensabile ad opere dei secoli andati presentando Don Giovanni in tenuta  da metallaro e Grimilde in gonna e pullover.
Un retaggio instaurato da sovrintendenti “nonsisaperchè” stranieri, importati per snobismo politico, ma soprattutto ignorante.           
E’ anche questo un segno della decadenza europea in atto, favorita dalla malapolitica e dalla peggiocrazia di Bruxelles, alle quali si deve porre immediato rimedio prima che affondino le radici in profondità  come è accaduto nel fu Bel Paese.
m.alberini@iol.it