Cara Mariella
Alberini,
ci manca solo
che i sindacati irrompano addirittura nella Chiesa come hanno fatto nei teatri
lirici. Non è concepibile abbiano intaccato l’armonia, l’estetica e persino il
grande valore culturale che formava
l’atmosfera incomparabile dei templi dell’arte…
Lettera
ricevuta via e-mail
Gentile lettore,
fino a quando c’è Papa Francesco nella Chiesa no. Ma
ci risiamo. Dopo il pasticciaccio
dell’Opera di Roma, ora tocca a La Scala dove rischia di saltare l’ultimo Simon
Boccanegra per uno sciopero di due giorni di stop proclamato dalla CGL. E’ dai
tempi del 68, nei quali la contestazione si scatenò con le uova marce contro i
cincillà e gli zibellini delle dame in gara di sfarzo che, oltre ad illuminare
il foyer più famoso del mondo, echeggiavano tempi eleganti mai più rivisti. Sfarzo si, ma produttivo di
lavoro per le migliaia di sarte all’interno degli atelier e per tutto l’artigianato che aveva surclassato
anche Parigi. Quella data segnò l’ingresso del sindacato nel Tempio, il quale
pretese di mettere allo stesso livello
il direttore d’orchestra con qualsiasi elemento del coro: definendoli entrambi
“lavoratori".
Intanto alcuni leader sindacali si dichiaravano
melomani e non si è mai capito se per genuina passione musicale o perché gli
piacevano le mele. Ciò non impediva loro di presentarsi alle prime gratis e in
smoking.
L’ingresso dei sindacati in quel mondo ha appiattito
l’atmosfera storica e romantica di questi teatri dove ancor oggi non esiste più
il rispetto dovuto al miracolo della grande musica e del grande teatro lirico.
Invasione di jeans e maglioni casual trasandati per non dire maleodoranti. Per
fortuna il loggione, ritrovo dei veri amanti della musica colta, esiste e ne
determina l’applauso dal giudizio inappellabile.
La morsa della crisi in aumento mette in risalto
l’abbassarsi del livello scenografico e dei costumi, coreografia indispensabile
ad opere dei secoli andati presentando Don Giovanni in tenuta da metallaro e Grimilde in gonna e pullover.
Un retaggio instaurato da sovrintendenti
“nonsisaperchè” stranieri, importati per snobismo politico, ma soprattutto
ignorante.
E’ anche questo un segno della decadenza europea in atto, favorita
dalla malapolitica e dalla peggiocrazia di Bruxelles, alle quali si deve porre
immediato rimedio prima che affondino le radici in profondità come è accaduto nel fu Bel Paese.
m.alberini@iol.it