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domenica 26 luglio 2015

V I S T O D A L E I - "La partita doppia di Ankara"

Cara Alberini,
il fatto che Erdogan abbia deciso di entrare nel conflitto con l’Isis non convince l’opinione dell’uomo semplice. Soprattutto lascia perplessi la permissività di Obama  nei confronti dell’attacco bifronte ai jidahisti e al PKK. Non pensa che Erdogan vuole approfittare della situazione per prendere i cosiddetti due piccioni con una fava…?

Lettera firmata, ricevuta via e-mail

Caro amico,
la Turchia è la quinta potenza militare del mondo e se da un lato è molto positivo sia scesa in campo contro l’Isis, dall’altro non è strano abbia colto l’occasione per infierire anche sui Curdi. Quel volpone di Erdogan sente l’avvicinarsi delle elezioni e approfitta dell’occasione per aggiudicarsi  tutti i meriti possibili nei confronti del suo popolo.
Un popolo che sta osservando con molta diffidenza la sua reggia nuova di zecca costruita con l’opulenza degna di un sultano d’altri tempi.
La Turchia è un Paese ancora molto povero dove esiste una classe molto ricca a contrasto della povertà di un popolo che soffre la crisi economica da molti anni.
E’ storia  vecchia la sua ambizione di far parte della Unione Europea che, per fortuna, è stata lasciata in sospeso a causa dell’ambiguità tenuta dai vari governi turchi. Abbiamo già visto cosa succede con la Grecia che non è all’altezza di reggere le regole europee. Quindi la giusta resistenza del Parlamento europeo può essere giustificata dall’incognita di come si comporterebbe la Turchia una volta inserita nell’Unione.
Però resta l’importanza strategica di questo Paese, cerniera tra l’Oriente e l’Occidente. Da un punto di vista militare, le sue basi strategiche interessano sia la Russia che gli Stati Uniti e da questo deriva la politica ondivaga che ha caratterizzato la Turchia negli ultimi due decenni.
Da un punto di vista economico, la situazione non è pericolante però c’è molto interesse a usufruire dell’apparato europeo.
Cosa succederà adesso con lo scenario della lotta al Califfato e allo stesso tempo all’etnia curda? Purtroppo la guerra devasta in modo spaventoso come sempre anche la popolazione civile curda senza scampo.
Il bipede umano nulla apprende dal recente o antico passato bellico e continua senza scampo la sua azione insensata.

m.alberini@iol.it


lunedì 20 luglio 2015

V I S T O D A L E I - "europa, il minuscolo è voluto"

Cara Mariella,
dal 2007 al 2011, l'europa, il minuscolo è voluto, ci ha spillato qualcosa come 22 miliardi di euro. Qualche giorno fa leggevo, non ricordo dove, questa notizia e sconcertato l'ho verificata partendo da altre fonti. E'  proprio così. In poche parole questi 22 mld di euro sono la differenza tra quello che versiamo all'europa e quello che l'europa ci restituisce in finanziamenti. La domanda viene spontanea, che ci facciamo noi in europa ? Affermiamo con forza, e a ragion veduta, che siamo i migliori operai e i migliori tecnici del mondo e poi ce la facciamo sotto. Di che cosa abbiamo paura?, di quattro crucchi che combinano guai daquando esistono? Tutti sapevano che l'affare Grecia sarebbe finito così, figuriamoci se quegli speculatori mangia carogne, che hanno investito decine e decine di miliardi di euro acquistando bond Greci al 22% di interesse, si sarebbero arresi alla perdita dei loro investimenti. E guarda caso, nella fattispecie, i più grossi investimenti sono tedeschi. Alla fine da una parte i ricchi investitori sempre più ricchi, dall'altra noi coglionazzi che saremo chiamati a ripianare il debito greco. Si ricordi Frau Merkel che le 6/7 regioni del nord Italia, senza le zavorre che ben conosciamo, avrebbero fatto della Germania un sol boccone. Credetemi, ne ho conosciuti a bizzeffe, la loro arroganza è seconda solo alla loro mediocrità ecc.
Sosteniamo da sempre che il fiume di denaro che se ne va verso Roma ci torna rigagnolo dopo i sontuosi prelievi degli avvoltoi che nello stesso fiume si abbeverano avidamente, e poi siamo cascati in una trappola peggiore.
Cara Mariella, forse lei lo sa, a che cosa serve questa europa? Io ho paura di conoscere la risposta, ed è quella di sempre: ubi maior, minor cessat.... Alla faccia di quel piccolo uomo che sfoggia una postura nell'incedere sempre più mussoliniana, ma che appena si gira, scomoda il beffardo sorrisetto dell'Angelona, seguita a ruota dal ghigno sarcastico di quel Francois Holland che la grandeur, non sa neppure più dove abita di casa. Se temiamo questi personaggi, non ci resta che ritirarci sull'Aventino in attesa del ritorno di Menenio Agrippa.

Lettera firmata, ricevuta via e-mail

Fedele amico,
questa Europa “sconclusionata” a qual cosa serve: a darci almeno un’illusione di moneta forte, di pace globale all’interno della UE e di un minimo di compattezza riguardo il biblico problema delle migrazioni.  Non possiamo neanche pensare di uscire da questa Europa e tanto meno dall’euro. Dove ci troveremmo? Alla periferia del nulla.
La neonata Europa purtroppo si trova oggi a livello di una educazione da scuola elementare: deve arrivare oltre all’Università ad altri infiniti Master. E’ giusto criticarla e forse anche inveire contro quel pachidermico Parlamento di Bruxelles dalle inconcludenti tendenze: con le sue innumerevoli, sovente inutili leggi. Però questo è il destino di tutte le nazioni partecipanti e si dovrà fare molta strada prima di arrivare ad un’efficienza europea che tuteli una comunità di 28 Stati. Chi scrive non la vedrà, ma forse non la vedranno neppure i nostri nipoti.
Ci sono voluti 150 anni per la costruzione purtroppo fatiscente dell’Italia di oggi. Vogliamo concedere all’Europa almeno una trentina d’anni per arrivare ad un’unificazione  più compatta e meno frazionata dato che sono gli stessi Stati associati a resistere all’unificazione? Non possiamo pretendere di scimmiottare gli Stati Uniti: terra di conquista degli emigranti  Gesuiti  del XVI secolo.
Gli italiani stessi non sono ancora unificati e non lo saranno mai causa l’enorme divario etnico – storico. Figuriamoci l’Europa…!


m.alberini@iol.it   

lunedì 13 luglio 2015

V I S T O D A L E I - "Manca la vera riforma della scuola"

Carissima Alberini,
la riforma della Scuola in atto nasce  per l’ennesima volta in modo sbagliato tra contrasti delle varie categorie: professori, sindacati, studenti ecc. Da 50 anni la scuola non ha pace anzi provoca una sorta di guerriglia civica peggiorando la vita non solo delle famiglie, ma di intere generazioni…

Lettera firmata, inviata  via e-mail

Gentile amico,
innanzi tutto esiste l’inadeguatezza culturale e civica degli insegnanti sovente con diplomi o lauree diverse dalla materia che devono trattare. E la mancanza di vera passione in questi docenti per catturare l’interesse dei discepoli. I quali, soprattutto di questi tempi, mancano sovente dell’incentivo per emergere fra i compagni di classe. Ciò è da addebitarsi allo  scarso carisma di docenti svogliati quanto e più dei  discenti. La questione del sistema di accesso alle cattedre è inquinato da un clientelismo  mai combattuto e debellato. Il quale permette a veri somari di accedere all’insegnamento. Ad esempio al Sud sono facilitati le promozioni per arrivare ai concorsi valutando l’aspirante docente in maniera scorretta: si tiene conto oltre che del “padrino” anche di classifiche agevolate da voti alti immeritati. Tutto ciò genera una situazione distorta soprattutto non adatta a riadattare in modo adeguato la tendenza di una scuola che non prepara alla vera cultura e neppure a quella che dovrà essere la vita futura  dei giovani. I quali sono preda di una forma di anarchia consentita anche da genitori al loro volta privi di capacità di educare in tutti i sensi e, fin dalla prima infanzia, i loro figli.
Dalla fine della Seconda guerra mondiale, le varie riforme che si sono succedute, hanno complicato invece di mettere ordine nella scuola. Da ciò proviene un ulteriore peggioramento del sistema-Paese che affligge l’Italia ormai da un 50ennio.
Un tempo, il figlio che tornava a casa con un brutto voto veniva severamente redarguito. Oggi i genitori vanno dal professore a protestare contro quella che giudicano eccesso di severità. E così si continua a peggiorare la qualità della vita dal punto di vista dell’irresponsabilità dei giovani, ma anche degli insegnanti. E continuare a vituperare la mancanza di rispetto umano, di senso civico, di totale ingratitudine, di mancanza di educazione dei sentimenti è risibile poiché tutto ciò parte dalla famiglia sì, ma soprattutto dalla scuola.
Oggi la riforma deve riformare davvero  un sistema didattico del tutto sballato e privo di valori di fondo per i quali è ormai inquinata la qualità di vita dell’ Italia tutta.


m.alberini@iol.it     

lunedì 6 luglio 2015

V I S T O D A L E I - "Ci mancava anche la Grecia"

Cara Mariella.
ci mancava anche la Grecia in questo bailamme europeo senza limiti. Ma se ne accorgono adesso che la Grecia non era nazione in grado di far parte dell’euro? E perché si aggregano Stati balcanici in condizioni  ultra precarie dove  il rimanente dell’industria privata italiana smista il lavoro per il basso costo della mano d’opera?
E adesso cosa succederà all’Italia dopo il referendum degli ellenico…?

Lettera firmata, inviata via e-mail

Carissimo lettore,
il Parlamento Europeo, come noto, dovrebbe unificare tutte le nazioni  tramite la gestione delle economie. Raggiunto questo scopo, sarebbe automatica l’attuazione delle riforme, dei comportamento sociali, delle politiche comunitarie in buona armonia al fine di costituire davvero la famosa Europa Unita. Ma tutto ciò cozza contro secolari autonomie in contrasto con le necessità dell’Unione.
Gli Stati più deboli creano una resistenza negativa mettendo in crisi la pianificazione dei programmi economici della UE. Si verificano paradossi come quello greco che ha bruciato tutte le risorse messe disposizione dall’Europa, mentre in Italia, le stesse non si utilizzano in tempo e quindi si perdono cospicui finanziamenti stanziati per opere pubbliche.  Pianificare queste discrepanze necessita di tempi che nuocciono all’intero sistema europeo. Il quale, invece di portare prosperità al Grande Gioco dell’Europa, provoca crisi economiche di portata internazionale e non più locale.
Proprio questi localismi che dovevano essere estirpati, oggi si manifestano in modo sempre più negativo per cui si dovrebbe trovare con veloce tempismo la formula per estirparli.
D’altra parte noi dimentichiamo che i Greci, popolo di antiche tradizioni, ma con vizi millenari  prima e dopo Mega Alexandros.
La tendenza allo sperpero e alla vita spensierata domina questo popolo  di abitudini levantine che li hanno portati  a indebitarsi in attesa dell’aiuto della UE. Un aiuto che oggi non arriverà se non a patto di un allineamento alle regole economiche di stretta osservanza dell’Unione.  Ne’ Frau Merkel, ne’ i suoi colleghi centro europei sono disposti a tollerare infrazioni al sistema. Ed è abbastanza assurdo che oggi siamo tutti coinvolti nel default greco quando ciascun Stato ha tenuto fede alle regole imposte. Malgrado nessuno sia immune da gravi assilli economici.
La piccola Grecia ritorni ai tempi di Pericle, primus inter pares di grande statura istituzionale e morale di quella che fu  Atene la Grande.


m.alberini@iol.it