Cara
Mariella.
ci mancava
anche la Grecia in questo bailamme europeo senza limiti. Ma se ne accorgono
adesso che la Grecia non era nazione in grado di far parte dell’euro? E perché
si aggregano Stati balcanici in condizioni
ultra precarie dove il rimanente
dell’industria privata italiana smista il lavoro per il basso costo della mano
d’opera?
E adesso cosa
succederà all’Italia dopo il referendum degli ellenico…?
Lettera
firmata, inviata via e-mail
Carissimo lettore,
il Parlamento Europeo, come noto, dovrebbe unificare tutte
le nazioni tramite la gestione delle
economie. Raggiunto questo scopo, sarebbe automatica l’attuazione delle
riforme, dei comportamento sociali, delle politiche comunitarie in buona
armonia al fine di costituire davvero la famosa Europa Unita. Ma tutto ciò
cozza contro secolari autonomie in contrasto con le necessità dell’Unione.
Gli Stati più deboli creano una resistenza negativa
mettendo in crisi la pianificazione dei programmi economici della UE. Si
verificano paradossi come quello greco che ha bruciato tutte le risorse messe
disposizione dall’Europa, mentre in Italia, le stesse non si utilizzano in
tempo e quindi si perdono cospicui finanziamenti stanziati per opere
pubbliche. Pianificare queste
discrepanze necessita di tempi che nuocciono all’intero sistema europeo. Il
quale, invece di portare prosperità al Grande Gioco dell’Europa, provoca crisi
economiche di portata internazionale e non più locale.
Proprio questi localismi che dovevano essere estirpati,
oggi si manifestano in modo sempre più negativo per cui si dovrebbe trovare con
veloce tempismo la formula per estirparli.
D’altra parte noi dimentichiamo che i Greci, popolo di
antiche tradizioni, ma con vizi millenari
prima e dopo Mega Alexandros.
La tendenza allo sperpero e alla vita spensierata
domina questo popolo di abitudini
levantine che li hanno portati a
indebitarsi in attesa dell’aiuto della UE. Un aiuto che oggi non arriverà se
non a patto di un allineamento alle regole economiche di stretta osservanza
dell’Unione. Ne’ Frau Merkel, ne’ i suoi
colleghi centro europei sono disposti a tollerare infrazioni al sistema. Ed è
abbastanza assurdo che oggi siamo tutti coinvolti nel default greco quando
ciascun Stato ha tenuto fede alle regole imposte. Malgrado nessuno sia immune
da gravi assilli economici.
La piccola Grecia ritorni ai tempi di Pericle, primus
inter pares di grande statura istituzionale e morale di quella che fu Atene la Grande.
m.alberini@iol.it