Cara Mariella
Alberini,
ho la spiacevole
certezza che questo governo farà ben
poco per medicare in modo temporaneo la situazione di cancrena nel nostro
Paese. Inutile continuare a chiedersi perché non si provveda con urgenza a
tagliare spese facilissime da eliminare come dimezzare i costi della politica e
dello Stato. Ormai oltre metà dell’Italia è di proprietà straniera e la Fiat si
è istallata a Londra. Mi domando però perché almeno non si ponga rimedio al
degrado sociale, culturale e civico che da trent’anni dilaga in tutta l’Italia.
Non soltanto nel decadimento dei Beni Culturali e delle strutture cittadine, ma
nell’atteggiamento morale ed estetico degli Italiani…
Lettera firmata, ricevuta via e-mail
Caro amico,
riguardo al taglio dei costi, lei ha dimenticato di
menzionare i Sindacati, ai quali si dovrebbe togliere il 70% degli emolumenti.
Basterebbe prendere esempio dalle
formidabili intuizioni di Margaret Thatcher. Ma torniamo al degrado. Ormai la parte
sana della cittadinanza, sempre più ridotta, sopporta soffrendo di continuo
l’inciviltà dilagante in ogni settore: maleducazione, volgarità estetica e verbale, mancanza di senso civico, mancanza di rispetto umano. Se nell’ambito
scolastico non verranno istituiti corsi di comportamento estetico e morale, non
si riuscirà a frenare questa triste involuzione di costumi, destinati a peggiorare
perché le nuove generazioni prendono esempio dallo spettacolo poco edificante
che si svolge sotto i loro occhi. Anche nei rapporti quotidiani di routine ci
si trova disagio. Nonostante la gravissima crisi di consumi, nei negozi, persino
in quelli di lusso, gli addetti fanno finta di non accorgersi del cliente. Il
quale deve cercarli per ricevere un minimo di attenzione e, all’uscita, viene
salutato con un “salve” che non si sa da
dove provenga. Ai funerali, il silente raccoglimento di un tempo, in onore del
defunto, è stato sostituito dagli applausi dei convenuti che scambiano la
cerimonia delle esequie con quella dei matrimoni.
Il linguaggio scurrile è diffuso oltre misura in tutte
le età e nei mezzi di comunicazione. Senza
voler atteggiarsi a moralizzatori di costume, si potrebbe sconsigliare le
congeneri dall’ostentare scollature vertiginose e minigonne all’inguine (adesso
anche la moda degli shorts in città) in ufficio, per la strada, sui mezzi
pubblici, nelle scuole superiori. Un antico adagio recitava: “se siete p… non
sembratelo; se non lo siete, perché sembrarlo?” Altra ignobile visione quella
dei tatuati ovunque con piercing che vanno dalle orecchie passando per il naso
e scendono fino alle parti intime. E i giovanotti con il ciuffo laccato tipo
cresta di gallo o penultimo dei mohicani, e i jeans con il cavallo a metà
coscia? Per carità di patria, non
parliamo delle oscene imbrattature, pomposamente chiamate “graffiti” persino
sui muri di eminenti edifici
universitari. E i sessantenni con capelli tinti e giochi di riporto a copertura
della calvizie? Che peccato!, non capiscono che gli uomini (non le donne) hanno
il privilegio di ringiovanire con i capelli bianchi: a loro donano fascino e
freschezza! Possibile non si rendano
conto che la tintura li volgarizza e li invecchia? Insomma sarebbe opportuno
preoccuparsi delle ripercussioni di questo panorama decadente sulle fragili
menti dei bambini: quale senso dell’estetica e della buona educazione assorbono
per il futuro? La divisa militare,
sempre ammirata e fonte di stile, ormai di rado in circolazione, è travolta
dalle “divise” delle bande di cui sopra. Quanta nostalgia per l’eleganza
maschile e femminile che è scomparsa alla fine degli anni settanta!
m.alberini@iol.it