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lunedì 27 maggio 2013

VISTO DA LEI - L’Italia in crisi di povertà e di estetica

Cara Mariella Alberini,
ho la spiacevole certezza che questo governo  farà ben poco per medicare in modo temporaneo la situazione di cancrena nel nostro Paese. Inutile continuare a chiedersi perché non si provveda con urgenza a tagliare spese facilissime da eliminare come dimezzare i costi della politica e dello Stato. Ormai oltre metà dell’Italia è di proprietà straniera e la Fiat si è istallata a Londra. Mi domando però perché almeno non si ponga rimedio al degrado sociale, culturale e civico che da trent’anni dilaga in tutta l’Italia. Non soltanto nel decadimento dei Beni Culturali e delle strutture cittadine, ma nell’atteggiamento morale ed estetico degli Italiani…
Lettera firmata, ricevuta via e-mail

Caro amico,
riguardo al taglio dei costi, lei ha dimenticato di menzionare i Sindacati, ai quali si dovrebbe togliere il 70% degli emolumenti. Basterebbe  prendere esempio dalle formidabili intuizioni di Margaret Thatcher. Ma torniamo al degrado. Ormai la parte sana della cittadinanza, sempre più ridotta, sopporta soffrendo di continuo l’inciviltà dilagante in ogni settore: maleducazione,  volgarità estetica e verbale,  mancanza di senso civico,  mancanza di rispetto umano. Se nell’ambito scolastico non verranno istituiti corsi di comportamento estetico e morale, non si riuscirà a frenare questa triste involuzione di costumi, destinati a peggiorare perché le nuove generazioni prendono esempio dallo spettacolo poco edificante che si svolge sotto i loro occhi. Anche nei rapporti quotidiani di routine ci si trova disagio. Nonostante la gravissima crisi di consumi, nei negozi, persino in quelli di lusso, gli addetti fanno finta di non accorgersi del cliente. Il quale deve cercarli per ricevere un minimo di attenzione e, all’uscita, viene salutato  con un “salve” che non si sa da dove provenga. Ai funerali, il silente raccoglimento di un tempo, in onore del defunto, è stato sostituito dagli applausi dei convenuti che scambiano la cerimonia delle esequie con quella dei matrimoni.
Il linguaggio scurrile è diffuso oltre misura in tutte le età e nei mezzi di comunicazione.  Senza voler atteggiarsi a moralizzatori di costume, si potrebbe sconsigliare le congeneri dall’ostentare scollature vertiginose e minigonne all’inguine (adesso anche la moda degli shorts in città) in ufficio, per la strada, sui mezzi pubblici, nelle scuole superiori. Un antico adagio recitava: “se siete p… non sembratelo; se non lo siete, perché sembrarlo?” Altra ignobile visione quella dei tatuati ovunque con piercing che vanno dalle orecchie passando per il naso e scendono fino alle parti intime. E i giovanotti con il ciuffo laccato tipo cresta di gallo o penultimo dei mohicani, e i jeans con il cavallo a metà coscia? Per  carità di patria, non parliamo delle oscene imbrattature, pomposamente chiamate “graffiti” persino sui muri  di eminenti edifici universitari. E i sessantenni con capelli tinti e giochi di riporto a copertura della calvizie? Che peccato!, non capiscono che gli uomini (non le donne) hanno il privilegio di ringiovanire con i capelli bianchi: a loro donano fascino e freschezza!  Possibile non si rendano conto che la tintura li volgarizza e li invecchia? Insomma sarebbe opportuno preoccuparsi delle ripercussioni di questo panorama decadente sulle fragili menti dei bambini: quale senso dell’estetica e della buona educazione assorbono per il futuro?  La divisa militare, sempre ammirata e fonte di stile, ormai di rado in circolazione, è travolta dalle “divise” delle  bande  di cui sopra. Quanta nostalgia per l’eleganza maschile e femminile che è scomparsa alla fine degli anni settanta!

m.alberini@iol.it