Cara Mariella
Alberini,
sovente vado
a Lugano per motivi di salute e mi attengo scrupolosamente sotto il limite consentito
dell’importo in euro dalle vigenti leggi doganali. In questi ultimi due mesi
sono stato fermato due volte dai doganieri italiani. Rivoltato come un calzino,
io e la mia auto, e sanzionato con un verbale strano che riconosceva la mia
regolarità. Ho deciso di farmi curare in Italia per non subire il trattamento
offensivo degli addetti al confine…
Lettera firmata, ricevuta via e-mail
Caro lettore,
l’Italia è invasa da una moltitudine di migranti
temporanei dall’est non individuabili che vengono a localizzare case, negozi,
depositi di materiale per programmare i noti frequentissimi furti. Una volta
concluso il “colpo”, la refurtiva, nel giro di poche ore, esce indisturbata
dall’Italia e a nulla vale la denuncia alle autorità competenti. Le quali invece
si accaniscono sul normale cittadino che paga le tasse e va in Svizzera o per
ragioni di salute o per diletto. Questo Italiano viene guardato con palese
quanto ingiustificato sospetto dai doganieri
italici, i quali lo trattano con assurda
durezza quasi fosse un comune delinquente.
In particolare la Dogana di Brogeda-Como ha un
cartello luminoso che recita l’obbligatorietà di denunciare il possesso di
oltre 10.000 Euro. Se ce ne sono 5000
oppure 8000 o 9000, ti sottopongono a severo interrogatorio chiedendo persino
in quale banca italiana hai prelevato la somma ed anche chiedendo la ricevuta
del prelievo.
Poi ti fanno il famoso verbale che al cittadino dicono
“per pura formalità”: in realtà serve a segnalare il malcapitato all’Agenzia
delle Entrate che ti classifica come eventuale detentore di conti bancari
all’estero.
Ciò detto, forse lei dovrebbe telefonare al dott.
Lorenzo Clemente, Direttore Responsabile Dogane della Regione Lombardia
(abbiamo controllato per lei questo nominativo in Regione, tel. 02 69913205),
per esprimere il suo sdegno come cittadino cosiddetto “libero”.
I doganieri in divisa a questi confini hanno il vezzo
di imitare gli “antichi” addetti della Gestapo o della Stasi in Germania
orientale dopo averli “studiati” per imitarli nei frequentissimi film in TV o
al cinema. Tutto ciò sfiora il ridicolo per non dire che lede il diritto del cittadino in
democrazia. Ma siamo ancora in democrazia? Ci sarebbe molto da dubitarne poiché
da circa tre anni non abbiamo un Governo eletto da libere elezioni.
m.alberini@iol.it