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martedì 11 gennaio 2011

VISTO DA LEI - “Marchionne: un’opportunità o una iattura?”

Cara  Mariella Alberini,
vuol dirmi come giudica l’a.d. Fiat Sergio Marchionne?  In che cosa si differenzia dai Romiti, dai Cantarella, dai Valletta? Seguo con interesse nazionalistico l’evoluzione della nuova era Fiat e mi chiedo se porterà vantaggi duraturi  all’Italia?
M.G., ricevuta via e-mail

Gentile M.G.,
a prescindere dalla “regale” dinastia Agnelli, la Fiat ha sempre avuto la fortuna di incappare nell’uomo giusto. Lo fu Valletta, Romiti e lo è oggi Sergio Marchionne. Il 58enne in pullover, in sintonia con le maestranze, che pensa in inglese dispone di tre nazionalità e alcune lauree anche ad honoris causa oltre a numerose onorificenze nazionali ed internazionali. Il suo viso da ragazzo paffuto, ma dallo sguardo  ultra-vispo, si contrappone a quello di predecessori compassati in doppiopetto stile Savile Row. La sua strategia innovativa appare semplice. Come tutte le aziende, la Fiat per sopravvivere deve  guadagnare. Per guadagnare e sopravvivere  deve essere liberata da lacci e lacciuoli fino ad oggi orditi dai sindacati. In epoca di globalizzazione non è obbligatorio produrre in Italia e si può scegliere il Paese dove si produce senza interlocutori “nemici”. Ergo, il dottor Marchionne si è adeguato alle strategie dell’industria automobilistica di tutto il mondo per tirare fuori la Fiat dal baratro e ha escogitato regole più duttili. Ciò non significa tollerare pretese assurde come quelle dei lavoratori di Pomigliano quando staccavano per andare a vedere la partita di pallone e la produttività diventava un optional sorretto dalla Fiom. Dopo il gradimento dimostrato in Borsa per l’innovativa tattica, il referendum tra i lavoratori dovrebbe confermarla anche perché CISl e UIL hanno aderito al nuovo contratto. Ricordiamo che il signor Marchionne, pur non rinnegando le sue origini abruzzesi, è un manager internazionale. Mentre i dirigenti della FIOM ci fanno venire in mente le GILDE medioevali. Adesso vedremo come se la caverà con la creazione di nuovi modelli Fiat. Non vogliamo qualificare geniale la strategia Marchionne, però crediamo possa lasciare un solco dove molti si insinueranno. Molto probabile diventi l’opportunità per ridare fiato all’ansimante industria  italica e migliorare quindi l’economia nazionale.                                                            
m.alberini@iol.it