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lunedì 18 marzo 2013

EDITORIALE - “L’umiltà di Francesco e la protervia politica”


L’umiltà di Papa Francesco I e la ferrea volontà di migliorare la Chiesa sono in netto contrasto con l’arroganza e l’immobilismo dei politici. I quali, tirando a campare, lasciano l’Italia senza governo invece di ridurre gli sprechi della macchina statale, eliminando la compra del consenso con elargizioni a pioggia e  trasferendo liquidità dal debito pubblico a quello privato per salvare la classe media, spina dorsale della civiltà occidentale. Chiunque  prometta una crescita senza fine, mente sapendo di mentire. Il trucco é paragonabile alla vendita della Fontana di Trevi, al Ponzi Scheme, alla falsa lettera del rimborso IMU. Nel 2011 era scoccato il 20 settembre. Però era indispensabile  far posto a tavola ai BRIC. Quindi tutti gli abitanti del Vecchio Mondo dovevano stringere la cinghia. L'abilità dei Governi ( per chi ha la fortuna di averne dei capaci ed onesti ) è quella soprattutto di ridurre gli sprechi, di eliminare gli investimenti alla Ponte di Messina, di proteggere il proprio territorio  dagli alluvioni e dalle conseguenze degli altri eventi imprevedibili come i terremoti, ma non solo. Investire tutta la scarsa pecunia residua in settori che incrementino la produttività (non a parole): e in Formazione e Ricerca. Va Smantellata l’ipertrofica macchina statale. I 3,5 milioni di pelandroni smettano di impedire ai volenterosi di competere e si dedichino ad una qualche attività, se non utile, almeno non troppo dannosa.  L'obiettivo principale è quello di salvare la nostra classe media, massacrata in tutto il mondo occidentale.
L' Italia ha in più parecchi malanni endemici: corruzione, evasione fiscale, nepotismo, finanziamento scellerato del consenso attraverso pensioni e posti di lavoro non solo inutili, ma che si alimentano dell'altrui lavoro, soffocandolo. Dulcis in fundo, ci sono le varie macro-iniziative scellerate promosse dagli ultimi governi. Qualche esempio: la difesa della compagnia di bandiera Alitalia, la svendita dei gioielli di famiglia come Telecom Italia e la Società Autostrade. Non si possono vendere i gioielli di famiglia ( i beni immobiliari statali ), mancano gli acquirenti, la lotta all'evasione fiscale non basta, ormai l'Italia ha superato lo spazio fiscale che la logica le concede. Basterebbe un Esecutivo forte  per ridurre la spesa pubblica non dell'1% annuo (come suggerito dal piano Confindustria ), ma di un valore alla Cameron: diciamo del 5% o meglio del 7%. Questi soldi dovrebbero andare a ridurre il debito pubblico col benefico effetto di liberare liquidità cominciando a pagare i debiti in sofferenza e a finanziare investimenti riqualificativi del tessuto servizi e produzione.  Insomma ridurre il debito pubblico e trasferire liquidità al debito privato che ha capacità, intelligenza e iniziativa per far ripartire la baracca. E niente investimenti per favorire i soliti noti. Prepariamoci a un fine settimana di “stravizi”, finché siamo ancora in vita ....

m.alberini@iol.it