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martedì 16 novembre 2010

I sepolcri imbiancati dell’Italia

“Guai a voi farisei che siete simili a sepolcri imbiancati: belli a vedersi fuori, ma dentro pieni di ossa putride...”
Ben si addice la parabola biblica alla sconcertante attualità italiana. Nella quale ormai il cittadino si smarrisce e non trova più alcun riferimento se non in se stesso osservando quanto la politica dei politicanti di Roma non dia più speranze né certezze alla vita civile. E, nauseato, decide che la politica non può e non deve essere solo ipocrisia, ricatto, cambiamento di gabbana, ma una visione quantomeno onesta per il futuro del popolo.
Logica la decisione, quando sarà chiamato alle urne, di votare come ha fatto negli ultimi 15 anni: Lega e PDL, unici punti fermi: oppure astenersi.
In questi tempi abbiamo assistito ai contorsionismi più folli: comunisti riciclati nei DS poi nell’Ulivo e infine nel PD. Subito imitati dall’atletico Presidente del MSI convertito in AN e riconvertito in FLI: un cambiamento che gli ha consentito di perdere dalle tasche dell’ex Partito, beneficato da una ingenua signora passata a miglior vita, persino un appartamento a Montecarlo. Appartamento però rimasto per così dire in “famiglia”.
Da quando Feltri è stato ufficialmente imbavagliato, una cortina di silenzio è calata sull’operazione immobiliare “Giancarlo”, noto fratello di quel “tesoro” di donna Elisabetta.  In pratica Gianfranco quasi ci commuove poiché soltanto verso la sessantina ha scoperto il vero amore e quei sussulti di talamo, appannaggio delle ben note tempeste ormonali di gioventù.
Alla ricerca del tempo perduto, lui non fa come il Premier che dopo i soliti quarti d’ora lussuriosi licenzia le prescelte con qualche  migliaio di euro in più: purtroppo per le innumerevoli cittadine italiche, pronte a esibirsi come Gradisca (la procace Magalì Noèl di Amarcord).
Silvio le teme come la peste perché tutte vorrebbero accucciarsi in pianta stabile in  almeno una delle sue numerose camere da letto. E così tutti sanno come Gianfry, ringalluzzito da paradisi d’alcova mai raggiunti,  abbia trovato l’aire per creare questo gran casino, e dar sfogo ad antiche invidie mai sopite.  
Esilarante quel lungo concione nella terra rossa di Perugia, irto di richiami agli “ideali”,  alla cristallinità delle “coscienze”, al “bene” del popolo, alla “fedeltà” verso il Paese, ai valori “patriottici” ecc. In terra purpurea la clac funziona eccome. Contrordine compagni: “Fini” non è più un trinariciuto fascista, né un prodotto del noto Salumicio di Modena, ma una bandiera d’Israele, un vessillo per i clandestini.
E adesso?, cavoli nostri. Speriamo nelle ventilate elezioni di rinnovamento della Camera dove Presidente non sarà più l’ex fascista, un tempo di nero vestito oggi paludato in rosso sgargiante. Fino a quando?
                                                                             
m.alberini@iol.it     http://www.mariellaalberini.it/