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giovedì 12 gennaio 2012

VISTO DA LEI - Lettera aperta al Presidente della Repubblica

Pubblicato su Affaritaliani.it il 12 gennaio 2012


Lettera aperta al Presidente della Repubblica
Senatore Giorgio Napolitano

Congratulazioni,  signor Presidente per il rinnovo del mandato che le verrà conferito a furor di Kasta. Ella appartiene alla Kasta da ormai oltre mezzo secolo avendo militato in un Partito forte ma sempre perdente, votato ad una ideologia che fatto la fine ben nota. La kasta le è grata, signor Presidente per avere reso disponibile con le nuove, tristi tasse una massa di denaro che ha aperto nuovi orizzonti per la demenziale spesa  pubblica.  E anche le banche Le sono riconoscenti per alcuni milioni di nuovi conti correnti imposti a coloro i quali hanno una pensione superiore di un centesimo ai mille euro. Ella è riuscito a trasformare il professor Monti in uno scolaretto ligio ai compiti da Lei assegnati. In particolare aumento delle entrate e nessun taglio alle spese se non con vaghe parole. Adesso aspettiamo la fase due. Si parla di stimolare l’iniziativa per il Lavoro. Ma Lei sa bene , signor Presidente, che il Lavoro non è un dono elargito da Dio o dai sindacati. E’ la risultanza di intelligenza, iniziativa, talento qualità in possesso degli Italiani. Le potranno esprimere? Lei sa che gli Italiani non sono grandi quando li si fa star bene: sono Grandi quando li si fa star male. E con queste premesse il terreno è stato preparato. Qualcuno comincerà a svegliarsi, a cercare di intraprendere iniziative di inventare lavori, di rendere economiche attività. All’inizio sarà notato dalla kasta che lo coccolerà, farà finta di aiutarlo fin quando avrà successo per poi strangolarlo con lacci e tangenti come ha sempre fatto: e sarà un cane che si morde la coda. Ella non ha istruito il professor Monti a procedere con il bisturi nel corpo della Spesa Pubblica. Quanto ci sarebbe da fare! Non si dovrebbe nemmeno suggerire dove intervenire perché tutto da riformare. Ma quali riforme? Non certo sono determinanti le liberalizzazioni dei taxi o degli orari dei negozi. La grande riforma è riscrivere in chiave democratica e lungimirante la nostra Costituzione di stampo sovietico.  Poi c’è il capitolo delle evasioni fiscali. E’ una storia che viene da lontano. Ricorda, signor Presidente quel triste periodo del 68 quando i cattivi maestri che militavano nell’area politica del suo ex partito scatenarono la guerra contro lo Stato irridendo e demolendo tutti quei principi di onestà, di patria, di famiglia tacciati come principi “borghesi” e “fascisti”. Quando si discettava del salario come “variabile indipendente” e  si scagliavano contro lo Stato borghese da demolire. E con le loro teorie partorirono falangi di terroristi che definirono “compagni che sbagliano”.  Furono distrutti tutti i comportamenti civili nei riguardi dello Stato e oggi si pretende che i cittadini di colpo rispettino quello Stato tanto combattuto. Il pagamento delle tasse è stato sostituito dal ricatto tangentizio della politica e dal “pizzo” della malavita organizzata che  politica e verrà esposto al ludibrio delle genti magari il gestore di un bar di periferia per non aver emessogli scontrini fiscali sui caffè della sua clientela fatta di spacciatori, magnaccia e puttane. A proposito di spacciatori: la grande massa di denaro generata dalla droga come viene riciclata? Non dalle nostre banche, o forse sì. Se sì, come mai la tracciabilità non è stata trovata? E se no, quali provvedimenti vengono presi. Sappiamo che in natura nulla si crea e nulla si distrugge: tutto si trasforma. E chi trasforma i proventi della droga e dello sfruttamento della prostituzione?  Sui tagli ai costi della politica, a cominciare della gestione faraonica del Suo Quirinale, non se ne parla quasi più: attendiamo fiduciosi. Nel Suo discorso di fine anno, esimio Presidente, Lei ha detto parole da buon padre di famiglia invitandoci tutti ad accettare i sacrifici, ad essere leali verso lo Stato, a comportarci onestamente. Tutte cose che noi borghesi e lavoratori conosciamo già. Tante grazie , signor  Presidente. 

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