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giovedì 5 aprile 2012

VISTO DA LEI - “Politici in poltrona sull’Italia disastrata”

Cara Mariella Alberini,
Ezio Vanoni,  Ministro delle Finanze del Governo De Gasperi, un grande Ministro che  in cinque anni, dal 1948 al 1953,restaurò l'erario devastato dalla guerra. Ha guidato gli Italiani a sottomettersi alla disciplina delle dichiarazioni dei redditi. Ha raddoppiato il gettito delle imposte sul reddito portato dai 65 miliardi di lire del 1948 ai 135 miliardi di lire del 53 e arrivò a coprire con le imposte l'80% della spesa pubblica. E tutto questo con  una costante riduzione delle aliquote e non con un aumento delle aliquote. E' inutile chiedere al cittadino quello che non può dare, che va al di là della sua capacità di sopportazione. Le Leggi che portano aliquote troppo alte come la nostra al 45% finiscono per sacrificare diversi valori essenziali della vita morale e politica di un Paese, sacrifica lo sviluppo economico, perché chi è obbligato a sacrifici che superano la sua capacità di sopportazione, ricorre a tutti gli artifici per sottrarsi e quindi svuota dal di dentro la Legge. Non dimentichiamo l'Accise sulla benzina del 70% anche questa aliquota va tolta cosi i trasporti costeranno di meno, le merci costeranno  di meno, gli acquisti aumenteranno e l'economia ingabbiata è trattenuta anche  da questa TASSA. Ascoltiamo l'insegnamento di questo grande Ministro! Non continuiamo a far morire chi voleva contribuire alla crescita di questo Paese! Sblocchiamo, prima, tutti questi  settori fermi da anni, recuperiamo tutti gli sprechi, snelliamo tutta la burocrazia per ottenere risultati immediati: questi settori sono  trainanti dell’economia di un Paese. Ricreiamo il giusto potere di acquisto, rilanciamo l’equità, facciamo ripartire i consumi e cosi la ricchezza di un Paese che non meritava di fare questa fine…
Cara Mariella,
« Di pensiero in pensier di monte in monte » ….. di bugia in bugia per guadagnar tempo, tempo guadagnato a proprio vantaggio ed in danno della Comunità. La Grande Bugia, sostenuta  dal 2008 al 2011 contro ogni evidenza, é stata “non esiste alcuna crisi “, ora viene aggiornata in  « la crisi europea  é finita, i conti sono risanati, la credibilità é stata riconquistata, ci dedicheremo allo sviluppo ». Non é cambiata la musica ed i suonatori  appartengono in un modo o in un altro alla Vecchia Banda, ma che « Tecnici » d’Egitto, sono solo i violini di seconda e terza fila, tenuti di riserva perché occupino temporaneamente le sedie e a beneficio dei soliti tromboni speranzosi che il popolo dimentichi le loro malefatte !!

La Grande Crisi del 2008 non é stata qualcosa di assimilabile alle periodiche « congiunture » del XX Secolo, ma solo l’inizio del  passaggio ad un nuovo modello di Economia Globalizzata.  Gli equilibrismi della Finanza “creativa” ( Subprimes e più in generale Derivatives Over the Counter ) hanno solo ritardato e reso più esplosivo questo passaggio obbligato. I nuovi strumenti di produttività ( Computers, Internet, reti digitali ad alta velocità pervasive, OGM, nanotecnologie, chimica e metellurgia di nuovi materiali …. ) hanno ridotto e ridurranno sempre più la necessità del lavoro umano: un recente studio della CONFAPI pubblicato sul Mondo il 23/12/2011 prevede nel 2022 la possibilità di lavoro “qualificato” solo per il 30% della popolazione attiva, il 40%  «  lavorerà con minori  garanzie e potrà contare su solo 60 000 ore di lavoro in tutta la loro vita », il restante 30% avrà accesso solo al consumo, ma non ad una qualche attività produttiva. L’Overshoot Day  ( giorno in cui l’umanità consuma tutte le risorse annuali del pianeta e produce  « guasti » riconvertibili dal pianeta stesso nel corso di dodici mesi ) nel 2011 é arrivato il 27 settembre 2011. Lo sviluppo continuo e progressivo si é ormai scontrato con dei limiti invaricabili. Il 30% di « lavoro vero » sarà appannaggio solo di coloro ( nazioni, società, organizzazioni ), che avranno da offrire qualcosa di veramente « unico », insostituibile e di battere la concorrenza di tutti gli altri. Se l’italia vuole ritagliarsi uno spazio in questa area di indubbio privilegio ( a parte dedicarsi al turismo e all’artigianato, che al massimo potrebbe coinvolgere non più del 20% della popolazione attiva e solo a condizione di una profonda rivoluzione nelle reti di servizio e nel « costume » della cosiddette « istituzioni « ) deve riformare profondamente una serie delle sue strutture portanti e deve farlo in fretta ( in anni non decenni, per intendersi ). Se questo non sarà possibile, é inutile essere ottimisti e sperare nella « fortuna », nello « stellone » o nella « genialità » italica, il cambiamento in atto non lascerà alcun spazio ne’ alla fortuna ne’ all’inventiva. Promettere « crescita » senza procedere a riforme sostanziali é solo un modo di comprare tempo per la Kasta: che non vuol mollare…
                                                                               Lettere firmate, ricevute via e-mail
Carissimi  lettori,
le vostre proposte-invocazioni per rimettere in sesto l’Italia sono perfette. Ma  non vi  rendete conto di chiederle ad una classe politica che, dalle poltrone poggiate sul nostro Paese da loro disastrato, se ne infischia altamente dell’Italia e degli Italiani? E non ha alcuna intenzione di mettere in atto le giuste riforme per far tornare il Paese ad essere produttivo. Il Paese che vorremo lasciare ai nostri figli. Se la Democrazia è libertà, noi dobbiamo rivendicare la libertà di non  votare più questa genia di politici disonesti. In Italia il voto è diventato la cosa più equivoca che si possa immaginare. Una serie di partiti imposti da Kaste e contro Kaste continua ad angariare il popolo italiano. Non esistendo più alcuna ideologia, questi Partiti si presentano con pseudo programmi molto confusi che non vengono mai realizzati. E’ un balletto che dura da 60 anni e finora ha prodotto la disperata situazione nella quale ci troviamo: cioè il nulla. Gli italiani sono esasperati e stanchi di lavorare non per il Paese, ma per una massa parassitaria che non solo ruba, ma si inventa e si appropria di posizioni privilegiate. Non si contano più i portaborse, gli assessori comunali, provinciali e regionali, i presidenti a vita con tutto il codazzo di protetti, i manager con loro seguito nella Sanità nonché la pletora di funzionari nei vari settori dello Stato. 
Non esiste più alcuna ideologia. L’unica valida sarebbe quella di lavorare compatti per il bene del Paese vale a dire per il bene comune. In Svizzera nessuno si dichiara di destra o di sinistra. Tutti si dichiaravano cittadini elvetici che godono dei vantaggi procurati dal loro lavoro. E la Lombardia, la regione italiana più simile alla Svizzera per serietà di intenti e di impresa, per il senso di  sacrificio che genera laboriosità ed efficienza, è stata inondata da n’drangheta, camorra e mafia: il tutto sotto la compiacente egida o collusione della Politica. Intanto proviamo tutti a non votare per tentare di sconvolgere questa oligarchia dei Partiti, un girone infernale che ad ogni tornata di elezioni si allarga e recluta nuovi adepti per incrementare lo status quo a carico degli Italiani ormai alle corde.   
Nel 2011 sono fallite circa 12000 imprese, ma non è  fallita alcuna ASL, alcuna amministrazione provinciale o comunale, alcun Ente inutile: organismi che provocano baratri nell’economia del Paese. E non si vede all’orizzonte alcuna compagine come quella formata da De Gasperi e da ministri come Ezio Vanoni che, senza provocare suicidi, riuscì nel duplice intento di far pagare le tasse e gettare le basi per il boom economico degli Anni Sessanta. I governi di De Gasperi sono stati gli unici governi per i quali valeva la pena di votare.
Oggi, non si vede all’orizzonte nessun uomo politico di Partito o all’interno della compagine del governo Monti che dia prova di voler ribaltare la situazione. Non ci vengano a dire che i tempi sono cambiati. Le necessità dei popoli sono sempre le stesse: vivere in dignità recando apporto al Paese. Non si può più sentire parlare di pensioni da mezzo miliardo, di consulenze d’oro, di furti megagalattici persino all’interno dei Partiti. Sono sempre soldi nostri realizzati con l’antico sudore della fronte. Vi sembra possibile continuare a votare per questa gente e mantenere in piedi un sistema tanto marcio? Con l’astensione del 50%, 60% dei votanti possiamo metterli in difficoltà: una rivoluzione incruenta, ma efficace.