Cara
Mariella,
nei vari talk
show, che sono un'inutile fucina di ipocrisia, non ho mai sentito un politico
dichiarare che la legge elettorale va bene così, che il costo della politica va
bene così, che il numero dei parlamentari è una conditio sine qua non, che il
sistema bicamerale è perfetto, che l'amministrazione della giustizia non fa una
grinza, che i servizi sono ok, che il tasso di disoccupazione va bene così,
etc... etc... Anzi, tutti, senza distinzione di colore, a vituperare uno Stato
che, ad essere buoni, sta davanti solo a qualche sfortunata realtà del quarto
mondo. Che i nostri politici non siano tra i più graziati da Dio, in quanto ad
attività celebrale, è cosa nota, visto che qualcuno di loro pensa che il Darfur
sia una caramella genovese, che un anno luce sia un tempo, e che su un
autotreno si possano caricare 75000 tonnellate di merce (stazza di una nave da
crociera di media categoria)...ma dove avranno studiato questi fenomeni? Ma vi
immaginate 1000 di questi idioti, che si mettono a ragionare su come risolvere
un problema, che d'improvviso scoprono che una tassa non è la femmina del
tasso. E' auspicabile che..., si dovrebbe..., siamo tutti d'accordo che...e
così via e poi? Poi non cambia mai assolutamente nulla. Ma quale sarà la
tecnica? Prendiamo per esempio la legge elettorale: un partito presenta una
proposta qualsiasi che contiene un aspetto magari insignificante ma
contestabile da parte della fazione avversa. Conseguenza: la proposta viene
bocciata ma la parte avversa che fa? Per non venire accusata di immobilismo ne
presenta un'altra magari simile, ma che contiene il solito granello che inceppa
il meccanismo. Risultato: tutti possono vantare la volontà di cambiare ma non
succede assolutamente nulla.
E' superfluo
sottolineare che il tutto fa parte di un tacito accordo salva privilegi.
E alle
prossime elezioni?... Sarà ancora così. Che fare? Permanendo il porcellum, o
qualcosa di somigliante, disertare le urne? Per ora è l'unica azione non
violenta che possiamo mettere in atto…
Lettera firmata, ricevuta
via e-mail
Caro amico,
l’Italia ormai fa parte di una periferia europea decadente
e noi tutti viviamo in uno stato di profondo smarrimento per come il Paese sia
stato ridotto da oltre 50 anni di errori gravissimi. A questi errori, per 50
anni, abbiamo contribuito votando con ignoranza della cosa pubblica e cecità
nei confronti di persone indegne di rappresentarci.
Forse dovremmo cercare l’approfondimento della
conoscenza degli altri Paesi nostri partner. L’evoluzione economica e politica
attuale portano per contro a una maggiore integrazione che richiede una
maggiore conoscenza di quali siano le priorità dei nostri partner stranieri. E
di quale sia la loro percezione dell’Italia. In alcuni casi, poi, esistono
forti temi di attualità locale con riflessi sulla EU e sull’Italia.
Il risultato delle elezioni tedesche è stato un colpo
sentito in tutto il mondo, anche se Angela Merkel è uscita vincitrice, non
avendo conquistato i seggi sufficienti a governare da sola, sta tuttora
negoziando con i partiti di minoranza la formazione di una nuova coalizione di
Governo. Ma cosa pensano davvero i tedeschi di noi, delle nostre imprese e
delle nostre istituzioni? E quali saranno gli scenari e quali le conseguenze
per l’Europa e per l’Italia? Come funziona l’assetto statale dell’Italia da
tempo non è più solo una questione per gli italiani e i creditori dell’Italia
nel mondo finanziario non aspetteranno che i politici italiani risolvano le
loro piccole beghe.
A giugno la Merkel sostenne che “la crescita che viene
dalla sola iniezione di liquidità non è sostenibile. Infatti, l’eccessiva
liquidità era già stata la causa della crisi del 2008. La Germania oggi è una
grande economia, ma senza un’Europa forte non potrà esserlo ancora nel lungo
termine. L’unico modo per rendere la crescita sostenibile è fare riforme
strutturali nella periferia europea. La solidarietà in Europa ci può fare
sopravvivere due anni, ma senza riforme strutturali tra dieci anni l’Europa
sarà solo una destinazione dove i turisti potranno visitare le città d’arte
peraltro malridotte per mancanza di restauri”.
L’idea di Angela Merkel è l’espressione delle tre
crisi che agli occhi dei tedeschi l’Italia deve affrontare:
Una crisi economica, che impone all’Italia di fare
riforme strutturali per ritornare competitiva, che comporteranno sacrifici
analoghi a quelli che i tedeschi affrontarono nel 2010.
Una crisi politica per gli italiani che non ritengano
il proprio sistema politico in grado di proporre soluzioni tempestive
considerate legittime e lungimiranti.
Una crisi di affidabilità che porta i tedeschi a
domandarsi sempre che cosa verrà dopo (dopo l’attuale politico, l’attuale
Governo, l’attuale maggioranza) in Italia: e se eventuali riforme non saranno
cancellate da chi seguirà.
Il tira e molla degli ultimi mesi su IMU e IVA hanno
confermato questa percezione.
La Germania quindi non imporrà scelte all’Italia, ma
pretenderà che sia l’Italia stessa a perseguirle, e per farlo lascerà agire i
mercati: solo così le riforme diventeranno inevitabili, strutturali, e
permanenti.
“La gloria la si deve conquistare, l'onore invece
basta non perderlo”. Oggi noi non abbiamo più alcuna gloria ne’ onore.
Riguardo alle eventuali prossime elezioni, chi scrive
ritiene obbligatorio votare altrimenti i sostenitori dell’enorme piovra
burocratica continueranno a imperversare sulle nostre rovine.
m.alberini@iol.it