Cara
Mariella,
perché Della
Valle, tanto amico di Renzi fino a pochi
mesi fa, ora lo copre d’infamia?
E D’Alema
guida la fronda contro ogni sua iniziativa con lo sterile sarcasmo che, da
sempre, lo contraddistingue? Da quattro anni si blatera di utilizzare il
cosiddetto “grasso che cola” dalle disorganizzazioni statali, ma finora
soltanto i pensionati hanno pagato il fio delle loro benefatte…
Lettera
firmata, ricevuta via e-mail
Gentile amico,
siamo arrivati all’apice del ridicolo. Ex amici ed ex
compagni di ieri guidano la fronda a
Renzi con in testa un antico personaggio della nomenclatura comunista abituato
a fare politica secondo i rigidi schemi vetero sovietici. Ma non può competere
con la disinvolta fantasia e la versatile tattica politica che l’attuale
Premier dimostra. Inoltre Renzi rifugge da quello schema tragico racchiuso
nell’espressione “sediamoci intorno a un tavolo”. Tattica deleteria perché
“intorno al tavolo” si cerca di accontentare tutti.
La cosiddetta concertazione, magnifica come strumento
di democrazia, si è rivelata la parrocchia degli interessi di parte.
Nuove figure affatto esaltanti sono in procinto di
affacciarsi nell’agone politico.
L’espressione linguistica politica è in procinto di
involversi tramite il linguaggio calzaturiero. Non si parlerà più con termini
tecnico economici in stile yankee, ma si parlerà di “sole”: tutti si faranno
come sempre “le scarpe”, ma ora firmate e a caro prezzo. Quindi in Transatlantico si vedranno aumentare
pesti e contusi in un miserevole
scenario di sotto-corti medioevali.
Non conosciamo la nuovissima ideologia politica che il
signor Diego Della Valle propone al popolo italiano forse in associazione con
il Marchese Luca Ferrero di Montezemolo: come è avvenuto per l’impresa
ferroviaria di Italo che non ha dato finora risultati economici esaltanti.
Vedremo cosa succederà fra l’élite delle scarpe e quella dei motori.
La situazione sempre in stallo è ancora più melmosa.
Speriamo tutti nella forza giovanile del Premier massacrata dai suoi compagni
di Partito e dalla immarcescibile macchina burocratica. Continuano i privilegi
ai privilegiati: la piovra, come sempre, succhia le residue risorse del Paese e non
esiste speranza che le acque del Mar Rosso si possano aprire. E’
questione di certezza non di pessimismo.
m.alberini@iol.it