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lunedì 12 gennaio 2015

VISTO DA LEI - "Criminalità islamica spot non guerra all'Europa"

Cara Mariella,
la condotta della Polizia francese dopo i noti interventi dei fanatici franco mussulmani è stata, a mio avviso, molto sbagliata. Non capisco perché abbiano ucciso i due attentatori all'uscita della tipografia. Non avevano ostaggi, volevano certamente farsi ammazzare. Non è stato alcun blitz: non era possibile usare gas lacrimogeni, pallottole soporifere, sparargli in modo non mortale? Si è persa l'occasione di ricostruire situazioni e movimenti per una sciocchezza. Ma chi è il coordinatore ignorante di tutto ciò…?

Lettera ricevuta via e-mail

Gentile lettore,
di certo non vi è stato un coordinamento adeguato alla situazione di emergenza da parte delle teste di cuoio francesi. Ma ciò che più risulta assurdo è la cronaca dei media europei e, in particolare, di quelli italiani. I quali, in sincronia, inneggiando alle profezie di Oriana Fallaci sempre anche lei sopra le righe, hanno loro proclamato la guerra all’Europa da parte di entità ancora sconosciute e terrorizzando anche L’Italia.
Abbiamo consultato un eminente personaggio saudita di chiara fama e cultura internazionale, professore  emerito all’Università di Harvard. Il quale ha dichiarato che i terroristi franco-mussulmani sono schegge o cellule isolate di matrice criminosa in autonoma follia di incursione.
E’ risibile la dichiarazione di guerra all’Europa proclamata dai vari conduttori televisivi per approfittare della situazione e mettersi in luce con toni melodrammatici.
Sappiamo tutti che nella Storia dei tempi nessun avversario nemico ha mai avuto una tale facilità di infiltrazione nel tessuto sociale di un Paese sotto l’egida del buonismo, della permissività e della negligente garanzia legale.
La dissertazione lessicale di Renzi in TV sul termine integrazione non ha tenuto conto che in questo caso facilita l’infiltrazione.
L’invasione barbarica dall’Est europeo e dall’Africa con profughi ed altro aggrava in modo determinante la precaria situazione economica dell’Italia. E ancor più le poche riforme proclamate e mai realizzate che basterebbero a sbloccare lavoro e produttività. L’opposizione dei sindacati a qualunque apertura nel variare i sistemi di lavoro. La tendenza criminosa di sfruttare il denaro pubblico come si è visto nel caso delle Cooperative romane. L’esplodere continuo della tassazione che aggrava la disaffezione all’impresa. L’inettitudine del Governo provocata dalle varie fazioni partitiche non lasciano spazio, ne’ speranza  alla solita ormai poverissima Italia.                       
                                                                                              
m.alberini@iol.it