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lunedì 2 marzo 2015

V I S T O D A L E I - "Il caso Boris Nemtsov e gli Isisiani"

Cara Mariella,
ancora una volta il Cremlino è imbrattato di sangue. E il Presidente Putin viene additato come il mandante dell’esecuzione di Boris Nemtsov. Quattro colpi di Makarov  e il leader dell’ Movimento di opposizione a Putin muore come un cane su un marciapiede di Mosca sotto pioggia mista a nevischio. Ci sono molti però da valutare. Non crede…?
Lettera firmata, ricevuta via e-mail

Caro lettore,
è difficile pensare che un’intelligenza politica come quella di Vladimir Putin possa ricorrere a un delitto tanto plateale per eliminare un avversario politico.  E’ molto difficile credere ad un autogol tanto clamoroso.
Di certo, governanti assoluti come Putin sono circondati da nemici all’ultimo sangue.
Si può ipotizzare che una di queste fazioni possa avere escogitato un omicidio così clamoroso nel tentativo di addebitarlo al Presidente. In realtà Nemtsov combatteva una corruzione della quale, ai tempi di Eltsin, come suo vice primo ministro, lui aveva visto nascere ed espandersi in maniera eclatante. Quindi da quale pulpito veniva la sua lotta alla corruzione? Le piste sono tante: quella islamica dell’Isis, quella cecena, quella ucraina e non ultima quella della sua relazione con la bellisssima 23enne, Anna Duritskaia, che potrebbe aver suscitato la vendetta da parte di un rivale geloso. Di certo, le indagini sostenute con ferreo rigore dal Governo russo porteranno ad una incriminazione, della quale nessuno sarà convinto.
Nel frattempo l’Isis minaccia l’Italia dettagliando un piano agghiacciante come da tempi gli italiani temono. Potrebbe essere Roma con i palazzi del potere e le sue mille meraviglie storiche l’epicentro del bersaglio? Poiché ora i feroci Isisiani se la prendono anche con le incomparabili opere d’arte, testimonianze  di cultura antica.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, mai è esistito pericolo tanto vasto sotto tutti punti di vista.
Vorremmo molto capire gli scopi delle esercitazioni della Marina Militare Italiana con tale cospicuo dispiegamento di navi lungo le coste libiche. Non sembra affatto interrotto il flusso degli emigranti, ai quali pare garantita dallo Stato una “una paghetta” di mille euro al mese: più del doppio di tante pensioni minime di lavoratori italiani.
Quale sarà l’inciucio in atto?
m.alberini@iol.it