Ritengo doveroso accennare alla mia piccola Odissea
per raggiungere, sotto il cocente sole
di queste infuocate giornate di giugno, la favolosa EXPO dove ero invitata alla
cerimonia della Giornata Nazionale di Estonia.
Dopo il viale Gallarate, all’altezza della Mercedes
Benz, nessun cartello indica dove si possono trovare gli ingressi
di questa mondiale manifestazione che riunisce tutte le nazioni del
nostro sempre più affollato pianeta. E quindi il visitatore, smarrito, incomincia a girare in tondo tra gli svincoli stradali che indicano tutte le varie
direzioni tranne quella verso l’Expo.
Fortunato è l’incontro con l’unica pattuglia di
Polizia con tre auto e relativi agenti,
i quali, gentilissimi, mi guidano fino ad un ingresso secondario, non per il
pubblico, dove mi viene indicata la fermata dell’autobus interno dell’EXPO.
Nulla faceva presagire dove fossero le centinaia di padiglioni mentre il sole
martellava su un paesaggio d’asfalto dall’aspetto piuttosto desolato.
Infine arriva un autobus carico di sudati pellegrini,
sul quale lo stesso conducente non ha la minima idea per segnalarmi a quale
fermata dovrei scendere nei pressi del
Padiglione Estonia.
Dopo le mie insistenze, si decide a dare un’occhiata
alla mappa che gli spunta dalla tasca della camicia e mi dà una direzione molto
vaga alla fermata 6.
Scendo dal Bus terrorizzata e seguo altri dispersi, incerti sul da
farsi, sempre sotto una canicola devastante.
Infine dopo circa un chilometro durante il quale
incomincio a vedere miraggi simili a
quelli delle zone desertiche, scorgo in
lontananza la sagoma di alcuni padiglioni dall’aspetto impenetrabile. Dopo vari
giri sempre più faticosi, riesco a intravvedere il famoso Padiglione Estonia
dove, ormai in ritardo di un’ora, era avvenuta la cerimonia alla Presenza del
Presidente della Repubblica Estone.
In queste ore faticose mi sono chiesta più volte come
è possibile che L’EXPO milanese tanto desiderata e attesa sia stata circondata
da tale negligenza persino nella carente gestione del percorso periferico tra
la periferia di Milano e Rho.
Forse l’organizzazione, deputata alla segnaletica
dell’avvenimento più importante di questo decennio, era poco provvista di
fondi da spartire in generose tangenti.
Comunque esco da EXPO 2015 con notevole senso di
oppressione e priva di speranza per i tanto attesi risultati commerciali, gli
investimenti che dovrebbero arrivare dall’estero e la creazione di posti di
lavoro per giovani e meno giovani disoccupati.
Dispiace constatare come EXPO 2015 stia attirando un
decimo dei visitatori di Disneyland a L.A, California.
m.alberini@iol.it