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sabato 8 settembre 2012

VISTO DA LEI - “Il mio incontro con Carlo Maria Martini: il Gesuita, il Cardinale, l’Esegeta, il Chiaroveggente.”

Cara Mariella Alberini,
ricordo tra le sue molte interviste quella con il Cardinale Martini. Si trattava di un dialogo molto complesso che riguardava soprattutto temi teologici. Mi interesserebbe sapere soprattutto come si svolse quell’incontro e come venne ricevuta dal Cardinale?...
                        Lettera firmata, ricevuta via e-mail

Da mesi avevo inoltrato la richiesta di intervista per Il Tempo (negli anni 80 un magnifico quotidiano diretto da Gianni Letta), ma la risposta tardava. Per caso lo incontro sull’autobus tra i passeggeri in arrivo a Roma. In clergyman sembrava ancora più alto del suo metro e novanta, accanto a lui un giovane prete, il segretario.
“Eminenza, mi duole disturbarla, ma aspetto da sei mesi un’intervista con lei per Il Tempo”. La richiesta scritta è all’Ufficio stampa della Curia a Milano”, dico sforzandomi di vincere la soggezione che i suoi occhi color ghiaccio incutevano.
“Lasci il suo nome e indirizzo a don Gianni, ci penserà lui.”
Una settimana dopo venni convocata per l’intervista con S.E. il Cardinale Carlo Maria Martini, Arcivescovo di Milano, a Roma, in Borgo Santo Spirito nella Casa Generalizia dei Gesuiti alle ore 20 di un freddo giorno di gennaio del 1982. Un’errata gentilezza del giovane segretario che aveva pensato risiedessi nella capitale, alla quale non osai replicare.
L’Alitalia entrò in sciopero poco dopo l’atterraggio  a Fiumicino e fui costretta a prenotare subito il vagone letto che partiva  alle 23, dato che alle 8 del mattino dopo avevo un’altra intervista a Milano con il sindaco Tognoli.
Per eccesso di umiltà, indossavo l’unico cappotto nero lungo fino alla caviglia che possedevo e mi sembrava adatto a simile incontro. Purtroppo era molto leggero e quella sera a Roma si gelava. Alle 20 meno 10 premevo il campanello di quella roccaforte planetaria della Compagnia del Gesù.
Mi aprì il portone un prete spagnolo sorridente che sapeva del mio arrivo.
“Sua Eminenza la raggiungerà appena possibile”, disse dopo avermi introdotto in un grande parlatorio privo di riscaldamento dove, accostate alle pareti, c’era un numero infinito di sedie.
Intirizzita e stanca attesi circa un’ora. Poi il Cardinale arrivò in abito talare e prese posto sulla seggiola accanto alla mia.
“Eminenza, su questo foglio ci sono le domande, ma decida Lei quali argomenti preferisce trattare per i nostri lettori. Se non la disturba accendo il registratore. Le farò avere appena pronto il dattiloscritto.”
Diede un’occhiata al foglio, congiunse le mani, appoggiò la fronte alla punta delle dita e, a occhi chiusi, incominciò a parlare di teologia, ma anche delle priorità riguardanti la società italiana e l’animo umano. Tremavo di freddo e di emozione e gli argomenti scanditi dalla sua voce profonda mi sembrarono difficilissimi da trascrivere in parole adatte alla comprensione dei lettori. Il suo viso rimase sempre impassibile. Identico alla foto a tutta pagina sul Corriere della Sera per la promozione del libro “Parlate con il cuore”.
Quando mi congedò guardava oltre come se non mi vedesse: ebbi l’impressione di aver incontrato un angelo molto severo. Ma ho sempre pensato che quella severità era dovuta al fatto che ero una giornalista giovane, forte, inesperta e molto determinata. Peraltro sapevo che Lui lasciava parlare il suo cuore agli afflitti, ai diseredati, ai carcerati e agli invalidi.   
Uscii nel gelo di Borgo Santo Spirito continuando a sentirmi avvolta nella pace ascetica che aleggiava nella Casa Generalizia dei Gesuiti. La luna piena schiariva il buio della strada deserta accanto al Vaticano. Mancava un’ora alla partenza del mio treno.

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