Cara Mariella
Alberini,
leggo questa
mail ricevuta dall’ISPI. “Mentre alla Camera si discuteva la questione delle
quote rosa legate alla legge elettorale, in ISPI si teneva nei giorni scorsi
una winter school promossa da ISPI, SIOI e Ministero degli Affari Esteri
nell'ambito del progetto Women in Diplomacy. Nella giornata di venerdì, in
particolare, una ventina di giovani donne, provenienti da Paesi del Nord Africa
e del Medio Oriente, si sono confrontate con un gruppo di manager e
imprenditrici italiane. A seguito di questa iniziativa, e in occasione dell'8
marzo, questo focus guarda alle donne nel mondo: dall’Europa all’America
Latina, dai Paesi arabi all’Afghanistan, la metà della popolazione mondiale è
in movimento. La meta (la parità) è ancora lontana, ma la percezione del
movimento è netta: velate o no, timide o impulsive, le donne oggi hanno
caratteristiche molto diverse dalle loro madri e, soprattutto, dalle loro
nonne. E non hanno intenzione di fermarsi Questo focus fa il punto sulle
singolarità delle vicende nazionali e sulle prospettive globali. Da come le Miss
venezuelane condizionano le proteste contro il presidente Maduro alle novità
delle Costituzioni egiziana e tunisina. Dalle quote nelle missioni di
peacekeeping all'impegno delle donne iraniane e alle difficoltà di quelle
afghane.”
E’ vero che
le donne continueranno a cercare la parità di status, ma non penso affatto la
possano raggiungere in tempi decenti vale a dire nell’ambito di questa
legislatura…
Lettera firmata, ricevuta via e-mail
Cara amica,
in Italia non la raggiungeranno neppure nella prossima
legislatura per il semplice fatto che la superiorità delle capacità femminili,
legata anche all’indipendenza della loro sessualità, terrorizza il maschio
italiano al punto da vietarle i vertici delle
attività sociali, politiche, imprenditoriali.
E’ questa una delle poche cose che i Primati hanno
recepito subito ponendo la femmina al loro servizio: i contemporanei hanno
cercato di perseverare. Bisogna ammettere che il complesso materno della donna
li ha aiutati a sottometterla anche se, da pochissimo tempo, non è più
disponibile a simili scelleratezze.
Pochissimo tempo sì: solo da una quarantina d’anni, rispetto
a millenni di schiavitù, la donna ha capito che il matrimonio non è una soluzione
per il suo futuro ed è in grado di scegliere la maternità da single. Il tutto era
derivato dalla preclusione alla cultura che la femmina ha subito dalla tirannia
mascolina.
Pensiamo quanto le sofferenze patite hanno fortificato
l’animo femminile dai tempi più antichi. Persino le regine consorti vivevano da
schiave della politica maschile. Uniche a salvarsi quelle che hanno ereditato
il trono come Elisabetta I, Caterina di Russia, Caterina e Maria de Medici,
Elisabetta II e poche altre.
Questa forma di complesso di inferiorità dell’uomo
italiano è un boomerang contro se stesso e, purtroppo contro la nostra nazione,
ridotta al lumicino anche dalla colpevole cecità nei riguardi dei meriti
femminili.
Si contano poche donne capo di impresa quasi sempre di
loro proprietà. In politica sappiamo finora come è andata soprattutto per le
turbe psico sessuali di leader che hanno privilegiato l’estetica alle
illuminate doti di intuizione di donne di reale esperienza istituzionale. E si
continua così anche nelle retribuzioni: non-si-sa-perché l’uomo è pagato quasi
il doppio anche in capo manageriale.
L’affannosa ricerca dell’uomo di valore a capo di
Governi, da un sessantennio nocivi al nostro Paese, sarebbe risolta prendendo
in considerazione un’ elenco al femminile capacissimo di guidare l’Italia fuori
dalla marea di spazzatura che la soffoca.
Perché? E’ semplice perché la donna ha il coraggio di
affrontare le conseguenze delle proprie azioni, di battersi per difenderle, di
sopportare e soffrire ingiustizie e fatiche inconcepibili dalla psiche maschile:
gestisce casa, famiglia e lavoro con una resistenza da Guinness dei primati.
Si, cara amica, avremmo altre chance nel resto dell’Europa dove l’intelligenza femminile è
rispettata: l’Italia non è un Paese per donne.
m.alberini@iol.it