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lunedì 10 marzo 2014

VISTO DA LEI - "L’Italia non è un paese per donne"

Cara Mariella Alberini,
leggo questa mail ricevuta dall’ISPI. “Mentre alla Camera si discuteva la questione delle quote rosa legate alla legge elettorale, in ISPI si teneva nei giorni scorsi una winter school promossa da ISPI, SIOI e Ministero degli Affari Esteri nell'ambito del progetto Women in Diplomacy. Nella giornata di venerdì, in particolare, una ventina di giovani donne, provenienti da Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, si sono confrontate con un gruppo di manager e imprenditrici italiane. A seguito di questa iniziativa, e in occasione dell'8 marzo, questo focus guarda alle donne nel mondo: dall’Europa all’America Latina, dai Paesi arabi all’Afghanistan, la metà della popolazione mondiale è in movimento. La meta (la parità) è ancora lontana, ma la percezione del movimento è netta: velate o no, timide o impulsive, le donne oggi hanno caratteristiche molto diverse dalle loro madri e, soprattutto, dalle loro nonne. E non hanno intenzione di fermarsi Questo focus fa il punto sulle singolarità delle vicende nazionali e sulle prospettive globali. Da come le Miss venezuelane condizionano le proteste contro il presidente Maduro alle novità delle Costituzioni egiziana e tunisina. Dalle quote nelle missioni di peacekeeping all'impegno delle donne iraniane e alle difficoltà di quelle afghane.”
E’ vero che le donne continueranno a cercare la parità di status, ma non penso affatto la possano raggiungere in tempi decenti vale a dire nell’ambito di questa legislatura…
Lettera firmata, ricevuta via e-mail

Cara amica,
in Italia non la raggiungeranno neppure nella prossima legislatura per il semplice fatto che la superiorità delle capacità femminili, legata anche all’indipendenza della loro sessualità, terrorizza il maschio italiano al punto da vietarle i vertici delle  attività sociali, politiche, imprenditoriali.
E’ questa una delle poche cose che i Primati hanno recepito subito ponendo la femmina al loro servizio: i contemporanei hanno cercato di perseverare. Bisogna ammettere che il complesso materno della donna li ha aiutati a sottometterla anche se, da pochissimo tempo, non è più disponibile a simili scelleratezze.
Pochissimo tempo sì: solo da una quarantina d’anni, rispetto a millenni di schiavitù, la donna ha capito che il matrimonio non è una soluzione per il suo futuro ed è in grado di scegliere la maternità da single. Il tutto era derivato dalla preclusione alla cultura che la femmina ha subito dalla tirannia mascolina.
Pensiamo quanto le sofferenze patite hanno fortificato l’animo femminile dai tempi più antichi. Persino le regine consorti vivevano da schiave della politica maschile. Uniche a salvarsi quelle che hanno ereditato il trono come Elisabetta I, Caterina di Russia, Caterina e Maria de Medici, Elisabetta II e poche altre.    

Questa forma di complesso di inferiorità dell’uomo italiano è un boomerang contro se stesso e, purtroppo contro la nostra nazione, ridotta al lumicino anche dalla colpevole cecità nei riguardi dei meriti femminili.
Si contano poche donne capo di impresa quasi sempre di loro proprietà. In politica sappiamo finora come è andata soprattutto per le turbe psico sessuali di leader che hanno privilegiato l’estetica alle illuminate doti di intuizione di donne di reale esperienza istituzionale. E si continua così anche nelle retribuzioni: non-si-sa-perché l’uomo è pagato quasi il doppio anche in capo manageriale.  
L’affannosa ricerca dell’uomo di valore a capo di Governi, da un sessantennio nocivi al nostro Paese, sarebbe risolta prendendo in considerazione un’ elenco al femminile capacissimo di guidare l’Italia fuori dalla marea di spazzatura che la soffoca.
Perché? E’ semplice perché la donna ha il coraggio di affrontare le conseguenze delle proprie azioni, di battersi per difenderle, di sopportare e soffrire ingiustizie e fatiche inconcepibili dalla psiche maschile: gestisce casa, famiglia e lavoro con una resistenza da Guinness dei primati.
Si, cara amica, avremmo altre chance nel resto dell’Europa dove l’intelligenza femminile è rispettata: l’Italia non è un Paese per donne.    


m.alberini@iol.it