Cara Mariella
Alberini,
quali misure sanitarie
preventive vengono effettuate sui migranti africani per scongiurare il
diffondersi dell’Ebola? Non sarebbe il caso di bloccare i barconi e riportarli
da dove sono partiti? Non rischiamo un’atroce epidemia in Italia veicolata da
questi disperati che però pagano fino a 10.000 euro una traversata infernale
con esito sovente letale…
lettera firmata, ricevuta via e-mail
Caro lettore,
riteniamo lei esprima il legittimo dubbio sulla spaventosa
possibilità che gli sbarchi dall’Africa possano portare il virus dell’Ebola, drammatica
pestilenza incurabile, in Italia. E’ vero: ora più di prima si dovrebbe dare lo
stop totale agli sbarchi e rimorchiare seduta stante i barconi fino al punto di
partenza senza che gli equipaggi italiani abbiano alcun contatto con i migranti
e rischino di rimanere contagiati..
In Africa sembra di essere ai tempi della Peste del
diciassettesimo secolo senza possibilità di cura quando circolavano solo i
monatti con i loro carri a raccogliere salme da seppellire.
Il rischio è reale, ma i nostri media tacciono al
riguardo. Eppure tra le migliaia di africani che arrivano sul nostro territorio
è assolutamente probabile la possibilità che qualcuno porti e diffonda i germi dell’epidemia.
Cosa aspettano gli organi competenti ministeriali a
costituire un cordone sanitario di protezione totale per tutelare le nostre
coste?
Si rendono conto i governanti dell’onere continuo che
l’Italia sopporta da anni in termini di aggravio di spese di “ospitalità”
totale (cibo, alloggi, trasporti, cure sanitarie): adesso con la terribile minaccia dell’infezione di Ebola.
Oppure esiste un interesse pecuniario
nei riguardi dei fondi stanziati dalla UE e che non sono immuni da “interessi
politici”?
Un terzo del pianeta è sotto tregua armata temporanea,
foriera di ulteriori deflagrazioni: in Ucraina già stata interrotta. Gli Stati
Uniti attaccano l’Isis dall’aria cercando di mettere una pezza all’instabilità
da loro provocata in tutta l’Africa del nord e in Medio Oriente.
La politica estera americana dai tempi tragici della
guerra in Korea e poi attraverso il
Vietnam, l’Afganistan, l’Iraq non si è mai rivelata lungimirante poiché non ha
previsto le conseguenze terribili che Saddam Hussein, Mubarak e persino
Gheddafi arginavano con una politica di ferreo controllo su etnie in contrasto
fra loro.
L’Italia oggi vive sul filo del rasoio di una crisi
epocale mai vista dal dopoguerra. Positiva l’assenza di Renzi a Cernobbio per
smarcarsi dai soliti presenzialisti parolai dei cosiddetti salotti buoni, ormai
diventati vuoti di significato. Purtroppo i sindacati, responsabili del famoso
“grasso” colante dalla Pubblica Amministrazione, ne disconoscono l’esistenza, dalla quale
traggono i loro consensi.
m.alberini@iol.it