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venerdì 11 febbraio 2011

VISTO DA LEI - Alessandro Sallusti, cuore di tenebra”

Cara Mariella Alberini,
tra le figure emergenti del giornalismo italiano c’ è Sallusti che furoreggia nelle trasmissioni politiche in TV del quale però non sono riuscito a farmi un’idea come persona. Ma forse lei che ha lavorato a Libero e a Il Giornale con lui potrebbe darmi un ritratto scritto con la sua abituale schiettezza?
B.A. – ricevuto via e-mail

Gentile lettore, è vero: ho collaborato a Libero e a Il Giornale durante la vicedirezione e direzione sallustiana per circa sei anni. Come al solito cercherò di essere molto sincera.  Ma le dirò che Alessandro Sallusti non è persona di facile comprensione. Il suo aspetto vagamente dannunziano coincide con una estesa maschera che va da morbida gentilezza a dure prese di posizione nei confronti di chiunque gli si contrapponga  in Tv come in redazione. I più lo conoscono da giornalista lanciato da Feltri in un recente passato. Da buon lacustre di Como, il suo sguardo color del ghiaccio la dice lunga sulla quella scorza ruvida e tenace con la quale cela inevitabili fragilità umane. Di certo è un prolifico cuciniere di redazione  ormai arrivato ad una vetta che non dubitiamo possa diventare un ulteriore trampolino di lancio verso orizzonti più vasti. Da tempo frequenta le alte sfere italiche  e non disdegna accompagnarsi sovente con potenti signore rampanti. Di certo non è un direttore che si lascia scappare una sillaba di encomio per un articolo ben riuscito: è stato pubblicato con l’ovvio suo placet e ciò deve bastare al cronista solerte  che si fa il mazzo tutti i giorni nella speranza di strappargli un cenno benevolente. Difficile sbagli un bersaglio nei suoi “fondi” quotidiani. Quando è in televisione e segue impassibile i dibattiti cruenti, tipici di questi apocalittici giorni della legislatura, i suoi interventi concisi sono di pertinente efficacia. Non basta: quell’espressione glaciale può destare  l’interesse di un pubblico femminile che brama la tenebra nell’animo maschile ed è disponibile a soffrire la carenza di attenzione che questa nuova star del giornalismo italico polarizza sulla faticosa direzione di una testata ferocemente critica verso l’Opposizione. Che altro dire? Meglio non trovarsi nei paraggi quando è di cattivo umore. I nostri sinceri auguri, caro Alessandro.
m.alberini@iol.it                                  http://www.mariellaalberini.it/

giovedì 10 febbraio 2011

VISTO DA LEI - “Fiamme in Nord Africa”

Cara Mariella Alberini,
prima in Algeria poi in Tunisia adesso in Egitto sta divampando un fuoco di rivoluzione costellato anche di torce umane, al quale noi Italiani, occupati e preoccupati per le nostre beghe interne, abbiamo prestato sempre relativa attenzione. Anche qui il social network sta funzionando da diffusore di ribellione. Secondo lei che cosa ha fatto scattare di colpo questa rivolta popolare?
C.T. - ricevuta via e-mail
Carissimo C.T.,
non c’è da meravigliarsi troppo. Anzi, forse questa sommossa del popolo contro regimi ventennali cristallizzati e immobili riguardo ai problemi di questi Paesi è esplosa in ritardo. La grande povertà si contrappone alla ostentata ricchezza di un’oligarchia familiare formatasi all’ombra di dittatori ormai obsoleti. Peccato che Hosni Mubarak, allievo illuminato del grande Anwar Al Sadat, sia anchilosato in una sorta di letargo politico, privo di aperture verso le impellenti necessità di riforme e di avvio a quel benessere di stampo occidentale, al quale ormai tutti ambiscono. Il timore della successione al “trono” del figlio Gamal nelle prossime elezioni, a mio avviso, è stata una delle cause di questa dilagante ondata di rivolta che sta sommergendo l’Egitto. Non posso dimenticare l’estrema povertà di piccoli centri molto lontani dal Cairo dove la vita appare uguale a quella di cent’anni fa. Da tempo, il Rais avrebbe dovuto imporre riforme tali da portare il popolo ad un livello di vita più accettabile. La stessa situazione si può imputare al Presidente Ben Alì ormai in esilio in Arabia Saudita. Il quale, ai tempi del suo primo mandato, aveva riacceso le speranze dei Tunisini, sostenuto dall’Italia di Craxi che vedeva nel suo nuovo governo una sponda positiva sull’altra riva del Mediterraneo. Purtroppo è vero che il potere logora chi non lo l’ha, ma anche chi lo ha. Il miraggio della qualità di vita occidentale, da tempo diffusa dalla TV, ha generato un emigrazione massiccia verso l’Europa assai deludente per coloro i quali si sono trovati a soffrire privazioni e incertezze quasi peggiori che nel loro Paese. Adesso pretendono un cambiamento radicale da tutti ritenuto ampiamente possibile se illuminate riforme porteranno ad una distribuzione della ricchezza e a nuove iniziative imprenditoriali: ad esempio la creazione di sistemi per lo smaltimento dei rifiuti ecc.
L’attuale ambizione nel Nord Africa, e anche nel resto di quell’ immenso, ricchissimo continente da sempre governato da dittatori spietati e disonesti, consiste nel fatto che tutti vorrebbero vivere secondo i nostri canoni. Tra l’altro i pastori Vatussi indossano jeans e usano il cellulare.                                                                        

m.alberini@iol.it                                      www.mariellaalberini.it
 

domenica 23 gennaio 2011

VISTO DA LEI - “Qui ci vuole un Big Bang all’italiana”

Cara Mariella Alberini,
ho la sensazione di vivere in una sorta di girone dantesco subissato da media impazziti, ossessivamente ripetitivi di immagini e commenti dove capeggiano il labbrone cascante di una escort magrebina e i falsi atteggiamenti moralistici dei soloni all’opposizione. Ho smesso di comprare i quotidiani e mi limito a fare zapping tra film e History Channel. E lei?
M.G. , ricevuta via e-mail

Carissimo M.G,
invece io i giornali li devo leggere però sfoglio quasi senza prestare attenzione ai tabulati delle varie intercettazioni telefoniche. Ci vorrebbe un ipotetico Big Bang per azzerare la banda bassotti senza maschera della politica italiana e rivolgersi alla auto regolamentazione della natura dove tutto si svolge secondo le leggi del bios. Dato che stiamo vivendo in epoca di a-bios cioè mancanza di regole civili. Lampante conseguenza è questo caos di linguaggio, di atteggiamenti vari e avariati, di totale non senso. Poiché tutta la politica italiana ha smarrito il comune equilibrio, la dignità responsabile verso il Paese e il valore della missione per la quale siedono alle Camere. Negli Anni 70, intellettuali o pseudo tali usavano dire che il buon senso è l’intelligenza dei cretini. Oggi siamo sotto il livello dei cretini in mala fede e ritorneremmo volentieri agli usi e costumi dei “buoni padri” di famiglia. Non solo, ma evoluzione tecnologica a parte, esiste una nostalgia dolorosa di quei famosi Anni 60 che determinarono la rinascita dell’Italia. Quegli Anni 60, icona delle nostre più belle canzoni. Insomma, caro lettore, lo so le stanno polverizzando i cabbasisi. Se può consolarla: è’ lo status quo del popolo italiano. Che fare? Vediamo. Intanto si potrebbe dichiarare guerra alla Svizzera e, senza sparare un colpo, permettere loro un Anschluss (annessione)che rimetta ordine nel pollaio italico. Poi la Svizzera potrebbe indire un processo a Napoli con alla sbarra tutti i capi di partito italici, inclusi governatori di regione, provincia e sindaci. I quali saranno condannati a spalare l’eterna immondizia campana. Scherzi a parte. Altro che Svizzera. Qui rischiamo di venire colonizzati dai cinesi con mutazioni di pelle color cappuccino (per integrazione con il continente nero) e occhi a mandorla.

m.alberini@iol.it                                    

lunedì 17 gennaio 2011

VISTO DA LEI - “Alemanno e il sogno di un sindaco.”

Cara Mariella Alberini,
secondo lei che cosa spera Gianni Alemanno con questa sterzata improvvisa di azzeramento della Giunta comunale dopo le varie “parentopoli” nelle aziende municipalizzate ? Insomma sarà in grado questo Sindaco di  bonificare la palude tiberina?
 F.P., ricevuta via e-mail

Gentile lettore,
nella prima metà del Novecento, qualcuno disse che governare Roma non è difficile: è inutile. Oggi vorremmo credere Gianni Alemanno un sindaco non solo diverso dai predecessori, ma anche pieno di coraggio. Il coraggio di prendere una decisione radicale mai attuata nel passato. Azzerare la giunta comunale, dopo un periodo privo dei risultati da lui pretesi, rivela una certa grinta innovativa non facile da reperire in ambito politico. Insomma questo 52enne, reduce da molte battaglie durante le quali si è fatto, da innocente riconosciuto con formula piena, anche vari mesi di galera per tumulti di piazza, ci sembra dotato di cabbasisi alla Montalbano. Le nomine firmate per la nuova Giunta da lui organizzata è composta da professionisti che, speriamo, siano in grado di aiutarlo a realizzare il suo sogno di sindaco: Roma pulita, Roma efficiente nei servizi per i cittadini, con la Sanità che funzioni, con Fiumicino che migliori lo standard di qualità, Roma con un traffico sopportabile che si può ottenere solo con la collaborazione dei Romani, Roma senza motorini parcheggiati in barriere invalicabili, oppure lanciati a velocità folli senza rispettare ne’ semafori, ne’ passanti persino sulle strisce pedonali. Roma con taxi guidati da tassisti meno ringhiosi e più dotati di educata professionalità e di buona conoscenza della toponomastica della Città Eterna. Sono nomi affidabili quelli già approvati affinché Roma possa diventare un moderno esempio di “Governatorato”. Di certo, il Sindaco farà di tutto perché i nuovi assessori e consiglieri siano all’altezza delle aspettative sue e dei Romani.  Non ci resta che sperare nell’avvento di un nuovo sole sorgente sui colli fatali. Auguri al Sindaco e ai suoi cittadini.

m.alberini@iol.it                                        

martedì 11 gennaio 2011

VISTO DA LEI - “Marchionne: un’opportunità o una iattura?”

Cara  Mariella Alberini,
vuol dirmi come giudica l’a.d. Fiat Sergio Marchionne?  In che cosa si differenzia dai Romiti, dai Cantarella, dai Valletta? Seguo con interesse nazionalistico l’evoluzione della nuova era Fiat e mi chiedo se porterà vantaggi duraturi  all’Italia?
M.G., ricevuta via e-mail

Gentile M.G.,
a prescindere dalla “regale” dinastia Agnelli, la Fiat ha sempre avuto la fortuna di incappare nell’uomo giusto. Lo fu Valletta, Romiti e lo è oggi Sergio Marchionne. Il 58enne in pullover, in sintonia con le maestranze, che pensa in inglese dispone di tre nazionalità e alcune lauree anche ad honoris causa oltre a numerose onorificenze nazionali ed internazionali. Il suo viso da ragazzo paffuto, ma dallo sguardo  ultra-vispo, si contrappone a quello di predecessori compassati in doppiopetto stile Savile Row. La sua strategia innovativa appare semplice. Come tutte le aziende, la Fiat per sopravvivere deve  guadagnare. Per guadagnare e sopravvivere  deve essere liberata da lacci e lacciuoli fino ad oggi orditi dai sindacati. In epoca di globalizzazione non è obbligatorio produrre in Italia e si può scegliere il Paese dove si produce senza interlocutori “nemici”. Ergo, il dottor Marchionne si è adeguato alle strategie dell’industria automobilistica di tutto il mondo per tirare fuori la Fiat dal baratro e ha escogitato regole più duttili. Ciò non significa tollerare pretese assurde come quelle dei lavoratori di Pomigliano quando staccavano per andare a vedere la partita di pallone e la produttività diventava un optional sorretto dalla Fiom. Dopo il gradimento dimostrato in Borsa per l’innovativa tattica, il referendum tra i lavoratori dovrebbe confermarla anche perché CISl e UIL hanno aderito al nuovo contratto. Ricordiamo che il signor Marchionne, pur non rinnegando le sue origini abruzzesi, è un manager internazionale. Mentre i dirigenti della FIOM ci fanno venire in mente le GILDE medioevali. Adesso vedremo come se la caverà con la creazione di nuovi modelli Fiat. Non vogliamo qualificare geniale la strategia Marchionne, però crediamo possa lasciare un solco dove molti si insinueranno. Molto probabile diventi l’opportunità per ridare fiato all’ansimante industria  italica e migliorare quindi l’economia nazionale.                                                            
m.alberini@iol.it                                                                       

martedì 4 gennaio 2011

VISTO DA LEI - Figli che odiano le madri

Cara Mariella Alberini, ho ritrovato con grande simpatia la sua rubrica su Affaritaliani.it e le scrivo come tante altre volte per ritrovare le sue risposte sempre umane e intelligenti. Ho letto le sue risposte sui problemi politici e le condivido. Spero possa rispondere come sempre anche sui problemi familiari. Sono madre infelice di un figlio unico 45enne, al quale ho dato il meglio. Lui ha preso tutto e mi ha sempre lasciato sola anche all’ospedale. Ha una forma di odio ingiustificabile e insano che lo ha sempre portato a criticare me e suo padre, dal quale mi sono separata in giovane età. Il quale, nonostante il suo carattere difficile, ha fatto il massimo del suo dovere verso di lui. Per anni ho cercato di capire e di farmi capire senza alcun risultato. Mi dica lei cosa posso fare?
A. R., ricevuta via e-mail

Cara amica, non deve fare più nulla. Deve trovare in se stessa la forza di prendere distanza da un figlio che non la merita. Da molti anni, ascolto e assisto al dolore di un infinito numero di madri massacrate dall’assenza di gratitudine, di amore, di tenerezza e di protezione filiale quando ormai sono in età avanzata e, non solo non vengono aiutate a sopravvivere, ma vengono abbandonate come fossero  estranee o peggio nemiche. E’ un fenomeno sempre in aumento in assurdo parallelo all’ottima qualità di vita raggiunta nel mondo occidentale e di conseguenza ai maggiori privilegi goduti proprio dai figli più insensibili. La sofferenza morale che infliggono può provocare danni irreparabili alla salute di una madre come lei. E questi ingrati non sanno neppure di quale meraviglioso sentimento si privano: il più perfetto, il più puro tessuto di infinito. Chi scrive ha amato sua madre in modo totale colmo di felice abnegazione per una donna della quale riconoscevo la forza d’animo, lo spirito di sacrificio, il senso di grande dignità femminile. Ancora la ringrazio per la severa educazione ricevuta e la profondità di sentimento trasmessami. I suoi errori sono sempre stati nella ricerca di fare del suo meglio per me. Sono le uniche parole che vengono in mente quando si ascoltano le tristi storie delle madri odiate da figli che hanno avuto tutto, preso tutto e non solo non conoscono la parola gratitudine, ma si accaniscono contro di loro con una ferocia che esiste solo nel mondo degli esseri umani non certo in quello degli animali. Vi è una sorta di barbarie nella mancanza di sentimento di figli che, senza alcuna giustificazione, infieriscono con indescrivibile cattiveria sull’unica persona al mondo che più li ha amati, accuditi, curati, consolati, beneficati. E’ quindi giusto e  doveroso dare voce a testimonianze sofferte e re                             gistrare racconti di madri dolenti, colpite con crudeltà inimmaginabile. Madri che hanno dato a quei figli quanto di meglio avevano. E non soltanto dal punto di vista materiale, ma soprattutto da quello affettivo, morale, culturale. Ma quei figli non hanno voluto gratificare con l’amore tanti anni di vita durissima. Quei figli si permettono di giudicare la madre, sovente colpita da calunnia, e non ammettono di essere giudicati: incapaci di perdono, capiranno troppo tardi l’ingiustizia ai danni di una donna innocente. Osservando le meraviglie della natura dove i colori si fondono in tonalità perfette e incomparabili, sembra impossibile che il puro e altruistico amore di una madre venga brutalizzato dall’ingratitudine e dall’insensibilità ignorante di un figlio allevato secondo le migliori intenzioni.
Le parole che leggo in numerose lettere come la sua sono state scritte con il  cuore ferito. Sono parole che nascono dalle viscere che hanno nutrito e portato alla luce  quei figli in lotta anche contro se stessi. Auguro a lei e a tutti i lettori un 2011 più sereno.


VISTO DA LEI - Protagonismo di una escort

Cara Mariella Alberini,
che cosa ne pensa della nuova storia raccontata dalla “escort” Rachele sui presunti incontri con Fini?
A.T., ricevuta via e-mail

Gentile lettore, ritengo l’on. Fini troppo “impegnato” ad accontentare le esuberanze della giovane compagna Elisabetta per trovare il tempo, e soprattutto la forza, per altri “congiungimenti” mercenari. Ancora auguri.                                                                                      
m.alberini@iol.it