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lunedì 2 novembre 2015

V I S T O D A L E I - " E adesso il dopo Expò"


Carissima Alberini,
non le sembra già troppo in ritardo l’eventuale progetto di utilizzo dell’area Expò?
Come al solito il cittadino nulla sa delle elucubrazioni, regionali, comunali ecc. Si parla di varie iniziative tutte vaghe e indefinite: tanto per cambiare. Ma ci saranno di mezzo i soliti accordi sulle spartizioni competenti…?

Lettera firmata, ricevuta via e-mail

Gentile amico,
la logica amministrati va vorrebbe che già dall’inizio del progetto Expò ci fosse stato un piano preciso sulla destinazione di questo patrimonio creato dal nulla. Non vorremmo andasse al degrado come al degrado vanno i beni sequestrati alle varie organizzazioni malavitose: sovente ancora utilizzate dagli ex proprietari. Siamo nell’Italia dei pozzi di San Patrizio, dei quali non si vede mai la fine.
Sarebbe il caso che gli organi preposti, il primo novembre, giorno di prima chiusura dell’Expò, venisse illustrato il piano definitivo di trasformazione dell’area utilizzata per l’Esposizione mondiale. In tal modo gli stranieri potrebbero continuare ad ammirare i lombardi per tanta solerte efficienza. Nulla ancora si sa tranne molteplici  ipotesi  di polo universitario globale fatto di atenei, campus e servizi per il rilancio della decorosa tradizione universitaria di un tempo. M al di là di sussurri senza grida, tutto tace.
Speriamo esploda un rigurgito di efficienza imprenditoriale per creare lavoro e utilizzare questa eco molto positiva suscitata dall’evento Expò milanese e venga messo a frutto tutto quanto è stato investito. Però ci vorrebbe  una mente dal pronto decisionismo disposta a rischiare come Enrico Mattei, il quale avrebbe dovuto evitare gli aerei privati anche se si sarebbe escogitato altro per toglierlo di mezzo.  
Difficile oggi trovare un uomo di tale levatura e con la forza di carattere per imporre un progetto di valida riqualificazione.
Non sono certo gli uomini del PD tipo Marino o Orfini ecc. in grado di emulare un Alberto Beneduce nella creazione di un nuovo polo pubblico di iniziativa e di lavoro.
Ecco caro lettore la nostra utopica speranza in attesa di vedere cosa succede nella ormai famosa zona di Rho alle porte di una Milano ancora illuminata dalle luci della chiusura dell’Expò.

m.alberini@iol.it