Gentile Mariella,
qualche piccolo concetto a proposito del suo interessante, ma soprattutto coraggioso articolo "I risultati dell'astensionismo di destra". Intanto l'approfondimento di un tema-tabù, quale quello dell'astensionismo politico, che merita molta considerazione e rispetto, soprattutto verso quei rari giornalisti che "osano" trattarlo, in deroga ai diktat di un regime che non vuole assolutamente debba essere affrontato....(Ha mai visto un programma televisivo dove intervistano qualche praticante astensionista politico per lo meno in rispetto ai più basilari principi del contraddittorio o della par-condicio?). Democrazia non significa solo mettere una crocetta, ma rispetto del pluralismo e di tutte le componenti socio-politiche della società. Ed è proprio l'astensionismo, invece, che viaggiando ormai intorno al 50 per cento dell'elettorato a poterle fornire qualche piccolo spunto per meglio capire come la democrazia italiana stia divenendo, in realtà, un sempre più marcato e stretto regime. Le risulta che la rappresentatività (cioè le percentuali di attribuzione politica elettorale) viene elaborata solo sui voti andati a segno e non in relazione all'intero corpo elettorale sovrano (astensionisti compresi)? E mettiamo che su cinquanta milioni di elettori ne vadano invece a votare solo poche migliaia, sa cosa significa vedersi attribuite le percentuali di potere sempre sulla base votante anziché sull'intero corpo elettorale? Significa che le percentuali divulgate saranno sempre le stesse (per es. PDL 40%, PD 30%, Lega Nord 15% ecc. ecc.) cioè dittatura conclamata non al cento, ma al mille per cento, e neppure tanto evidente. L'astensionismo oggi sta rappresentando l'unica difesa effettiva contro questi realissimi rischi, e dovrebbe invece trovare collocazione analitica o divulgativa, anziché essere criminalizzato o attaccato, anche nelle elezioni amministrative o politiche in quanto espressione "piena" di sovranità popolare, come invece accade (giustamente) in occasione di referendum o nel corso dello stesso voto parlamentare…
A.C. , lettera ricevuta via e-mailCaro Antonio,
mi rendo conto che l’astensionismo rappresenta la voce collettiva di chi non vuole più votare per qualunque Partito. In quanto non riconosce alcun contenuto positivo nei programmi bla bla… dell’ intero schieramento elettorale. Mai come oggi, il cittadino italiano ha sentito un vuoto totale di iniziative a tutela del Paese: né spera che la solita solfa cambi e si dia davvero inizio al risanamento delle molteplici carenze accumulate da tempo in Italia. Però, nonostante lei confermi l’altissima percentuale degli astensionisti, tale protesta si risolve comunque in un voto acquiescente dello status quo. Gran parte degli Italiani non sa più a quale santo “votarsi” e ormai detestano Destra, Sinistra e accoliti vari: insomma, per usare un eufemismo, ha i cabasissi ridotti in polvere.
Per protestare davvero si dovrebbe manifestare in piazza poiché non basta certo scrivere alle massime cariche dello Stato. Ricordiamo che la cosiddetta maggioranza silenziosa ebbe voce quando a Torino si effettuò la marcia dei 40.000. A questo punto non si vuole fomentare alcun disordine, ma ribadisco che l’astensionismo non è una soluzione poiché esisterà sempre una parte di votanti che determinerà risultati sempre più deludenti. Di questo passo non si arriva da nessuna parte. La “democrazia”, malintesa nella sua accezione italiana, non può che far continuare questa situazione di rissa continua, la quale genera la stasi delle riforme, del risanamento dell’economia, della cultura, della giustizia, della sanità, del commercio e impedisce di emulare quelle nazioni europee che stanno producendo percentuale positive di PIL. Da noi quelle percentuali restano pura chimera.