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domenica 18 dicembre 2011

VISTO DA LEI - Chi controllerà il governo dei custodi?

Pubblicato su affaritaliani.it il 19 novembre 2011

Cara Mariella Alberini,
quella che stiamo vivendo è la crisi della democrazia rappresentativa. Il popolo ormai non elegge più i suoi rappresentanti in Parlamento, che è in mano a potentati e a gruppi di pressione italiani e stranieri. La situazione potrebbe portare  in quello che già Platone  chiamava “governo dei custodi”. Il politologo statunitense “liberal” Robert Dahl ha scritto nel suo “La democrazia e i suoi critici” che “il governo dei custodi potrebbe sostituire la democrazia, forse non nei simboli e nelle convinzioni, ma nella pratica. Avremmo il trapianto dei simboli della democrazia sul governo di fatto delle élite politiche. L’adozione del governo dei custodi segnerebbe il tramonto dell’ideale democratico”.
Ho l’impressione che con l’imposizione del professor Mario Monti da parte del presidente Napolitano a guidare un governo deciso dall’alto si sia su questa strada. Il professor Monti è un garante di altissimi interessi finanziari al cui interno non vige la cosiddetta “democrazia” e che, quindi, la democrazia dei cittadini non controlla. Con il nuovo “corso Monti” il Parlamento, alla fine, diventerà un inutile e costoso orpello da dover eliminare, magari in parte, soltanto per giustificare la definizione di “democrazia parlamentare”. È un frutto della globalizzazione? E’ ciò che vogliono gli Italiani?
                                             Lettera firmata, ricevuta via e-mail

Gentile lettore,
siamo certi che non è affatto quello che vogliono gli Italiani e che la globalizzazione non c’entri per nulla. Gli Italiani vorrebbero una democrazia trasparente fatta di eguaglianze e non di privilegi, di lavoro e non di sinecure lautamente compensate, di giustizia veloce e non con tempi biblici, di assistenza sanitaria quando necessita senza dover metter mano al portafoglio per abbreviare le attese e soprattutto avere l’assistenza adeguata. Le democrazie purtroppo degenerano sovente in gruppi di potere (partiti, lobby, sindacati, associazioni ecc.), i quali si arrogano il diritto di assumere il ruolo di “custodi” della democrazia. E’ quello che da tempo sta accadendo in Italia. Viene spontanea la domanda: chi controlla i custodi? I teorici della democrazia, Montesqiueu in testa, hanno elaborato le loro teorie di democrazia basandole sull’equilibrio dei poteri. Ma dei poteri istituzionali e non delle camarille createsi nel tessuto della società. A questo punto, stiamo vivendo una situazione di stallo che sta paralizzando la nazione. Una situazione imposta dagli interessi incrociati dei poteri forti. Questi poteri forti ci stanno dilaniando da più di sessant’anni con i risultati sotto gli occhi di tutti. Con la facoltà del voto, si dà al cittadino l’illusione di scegliere e partecipare alla guida del Paese: una potente fregatura propinata con l’anestetico da parte dei mezzi di disinformazione, basso giornalismo, faziosità mediatica. Ad oggi, gli Italiani hanno subito di tutto senza reagire in modo adeguato alla pantomima quotidiana che li prende per i fondelli a carissimo prezzo. Poiché i noti SACRIFICI da anni in atto ormai sono diventati una sorta di rapina alla Vanna Marchi.
Ci chiediamo perché davanti ai vari giri di cinghia  imposti per la truffaldina gestione del Paese i Greci si siano ribellati ferocemente e gli Italiani no. Quando si ribelleranno ai riti imposti dai sindacati con cortei assurdi e ridicoli, e ad un sistema che continua a non sistemare nulla nell’Italia della politica più costosa del pianeta Terra? Un supercosto che il nuovo governo Monti deve dimezzare senza indugi se vuole apparire credibile agli Italiani: un provvedimento che dovrebbe essere prioritario nel suo programma appena pubblicato.
Adesso Bossi riparla di secessione: è una tattica per smarcarsi dalle sabbie mobili del governo dei custodi. Montanelli, sovente,  aveva predetto che nel futuro ci sarebbero state pulsioni secessioniste: una forma di protesta rivoluzionaria comprensibile dato lo status quo dell’Italia di ieri e ancor peggio di oggi.