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sabato 17 dicembre 2011

VISTO DA LEI - Omertà istituzionale e Italiani allo stremo

Pubblicato su Affaritaliani.it il 15 ottobre 2011


Gentile Mariella Alberini,
Il giorno 21 settembre 2011 il deputato Antonio Borghesi dell'Italia dei Valori ha proposto l'abolizione del vitalizio che spetta ai parlamentari dopo solo 5 anni di legislatura in quanto affermava cha tale trattamento risultava iniquo rispetto a quello previsto dai lavoratori che devono versare 40 anni di contributi per avere diritto ad una pensione. Ecco com'è finita: · Presenti 525, · Votanti 520, · Astenuti 5, · Maggioranza 261. Hanno votato sì 22· Hanno votato no 498). I 22 sono: BARBATO, BORGHESI, CAMBURSANO, DI GIUSEPPE, DI PIETRO, DI STANISLAO, DONADI, EVANGELISTI, FAVIA, FORMISANO, ANIELLO, MESSINA, MONAI, MURA, PALADINI, PALAGIANO, PALOMBA, PIFFARI, PORCINO, RAZZI, ROTA, SCIPOTI, ZAZZERA. Ecco un estratto del discorso presentato alla Camera.
Penso che nessun cittadino e nessun lavoratore, al di fuori di qui, possa accettare l’idea che gli si chieda, per poter percepire un vitalizio o una pensione, di versare contributi per quarant’anni, quando qui dentro sono sufficienti cinque anni per percepire un vitalizio. È una distanza tra il Paese reale e questa istituzione che deve essere ridotta ed evitata. Non sarà mai accettabile per nessuno che vi siano persone che hanno fatto il parlamentare per un giorno - ce ne sono tre - e percepiscono più di 3.000 euro al mese di vitalizio. Non si potrà mai accettare che ci siano altre persone rimaste qui per sessantotto giorni, dimessisi per incompatibilità, che percepiscono un assegno vitalizio di più di 3.000 euro al mese. C’è la vedova di un parlamentare che non ha mai messo piede materialmente in Parlamento, eppure percepisce un assegno di reversibilità. Credo che questo sia un tema al quale bisogna porre rimedio e la nostra proposta, che stava in quel progetto di legge e che sta in questo ordine del giorno, è che si provveda alla soppressione degli assegni vitalizi, sia per i deputati in carica che per quelli cessati, chiedendo invece di versare i contributi che a noi sono stati trattenuti all’ente di previdenza, se il deputato svolgeva precedentemente un lavoro, oppure al fondo che l’INPS ha creato con gestione a tassazione separata. Ciò permetterebbe ad ognuno di cumulare quei versamenti con gli altri nell’arco della sua vita e, secondo i criteri normali di ogni cittadino e di ogni lavoratore, percepirebbe poi una pensione conseguente ai versamenti realizzati. Proprio la Corte costituzionale, con la sentenza richiamata dai colleghi questori, ha permesso invece di dire che non si tratta di una pensione, che non esistono dunque diritti acquisiti e che, con una semplice delibera dell’Ufficio di Presidenza, si potrebbe procedere nel senso da noi prospettato,che consentirebbe di fare risparmiare al bilancio della Camera e anche a tutti i cittadini e ai contribuenti italiani circa 150 milioni di euro l’anno. Di tutto ciò non ne hanno dato notizia né radio, né giornali, né Tv: OVVIAMENTE.
                                                         Lettera ricevuta via e-mail
Gentile lettore,
se si analizza la gestione della politica italiana nel corso degli ultimi sessant’anni, si riscontra una logica inoppugnabile per asservire al sistema la stragrande maggioranza dei cittadini. Si è cercato in tutti i modi di dotare ognuno di un reddito più o meno meritato. Prendiamo il caso dei bidelli scolastici. Sono 150.000 e, nel tempo, sono stati esonerati a poco a poco dalle loro mansioni. Non devono più pulire le aule perché le pulizie sono state appaltate ad aziende di servizi (CON RELATIVA TANGENTOCRAZIA). Non devono più cambiare le lampadine fulminate perché esiste una squadra di elettricisti che li preserva dal pericolo di scosse elettriche. Non devono nemmeno dare una mano in caso di allagamento perché ciò spetta ai pompieri. Come vede, caro lettore, ogni fase di lavoro è stata dilatata per distribuire occupazione a più persone. E vuole che una vedova di un “DEPUTATO PER UN GIORNO” venga trascurata? E’ questa la filosofia che ha dominato nel nostro Paese con l’appoggio della politica, dei sindacati, degli esperti in materia di lavoro ecc. A proposito di quanto è menzionato riguardo alla sentenza della Corte Costituzionale da lei citata, pare che la stessa sia solita preparare due sentenze: una vista da destra e una vista da sinistra e che, secondo le circostanze, emette o l’una o l’altra. Che cosa aspetta l’on. Antonio Borghesi ad appellarsi al Capo dello Stato per un suo intervento chiarificatore al fine di abolire tale iniquità ormai inconcepibile in questi tempi grami? Perché questa indispensabile rettifica non è stata inserita  direttamente nell’attuale Manovra economica. Perché il Presidente Berlusconi, ben conscio, dell’enorme insofferenza della società civile verso gli assurdi privilegi della classe politica, non ha approfittato della suddetta Manovra per ridimensionare almeno in parte l’ingiustizia del divario tra l’attuale incertezza del reddito dei lavoratori e l’enorme entità del reddito non guadagnato “con il sudore della fronte”? Purtroppo è vero che in Italia il Primo Ministro ha poteri molto limitati poiché nel resto dell’Europa tali anomali guadagni della classe politica non sono stati permessi. E ancora perché l’Ufficio di Presidenza non emette quella semplice delibera, suggerita dal deputato Borghesi, per togliere vitalizi mai meritati a parlamentari peones?  Come fanno a non arrossire di vergogna questi politicanti d’accatto davanti all’intoccabilità delle loro prebende quando il resto degli Italiani è costretto a tirare la cinghia? Il tatticismo piuttosto ignobile di questa politica ha retto fino ad oggi. Ma tutto ha un limite. Vedi gli INDIGNADOS CHE STANNO DILAGANDO IN TUTTO IL MONDO. Gli “Innominati” delle signorie politiche attuali non si rendono conto che la struttura civile del Paese è cambiata e che gli EX MANSUETI ITALICI, SACRIFICATI IN TUTTO ANCHE DALL’IMMIGRAZIONE SELVAGGIA, STANNO AFFILANDO ACCETTE E RONCOLE.