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sabato 17 dicembre 2011

VISTO DA LEI - L’economia di carta sommerge l’Occidente

Pubblicato su Affaritaliani.it il 29 ottobre 2011

Cara Mariella Alberini,
stiamo vivendo una situazione economica da incubo e nessuno vede una luce in fondo al tunnel. La schiacciante evidenza viene continuamente mascherata da illazioni confusionarie per depistare realtà, le quali conducono ad un scioccante comportamento del Capo del Governo e di tutto l’apparato Politico del Paese. Costoro continuano a traccheggiare aspettando la fine di ogni mese per incassare le retribuzioni che diversamente dalla posizione politica immeritata, non guadagnerebbero neppure lavorando 80 ore al giorno per l’intero mese.
Esiste a sinistra il pensiero ottocentesco che non riesce a convivere con il progresso, frenando il paese con rigore economico stalinista che induce alla chiusura di molte imprese a danno dell’occupazione.. Disoccupazione, ingiustizie, abusi di potere, realtà soffocate per mantenere in piedi un sistema di privilegio esclusivo per la Kasta politica che sta visibilmente distruggendo la Nazione. Paghiamo tasse allo Stato, alle Regioni, alle Province, ai Comuni, ai Sindacati, alla Comunità Europea, alla Giustizia per ottenere ingiustizia, alle Organizzazioni di Tutela dei Diritti, paghiamo le tasse su tutti i nostri acquisti, paghiamo le medicine, paghiamo per le Guerre che non ci riguardano, paghiamo per i morti in divisa, ammazzati in terre che non ci appartengono, paghiamo e paghiamo per mantenere una Kasta di persone non qualificate a rappresentare la Pseudo Democrazia di un Popolo Superiore. Il Popolo Italiano…
                                                   Lettera firmata, ricevuta via e-mail

Caro lettore
 A meno che l’intervento del Premier a Bruxelles non incassi un’apertura di fiducia per il nostro Paese, non si vedono all’orizzonte soluzioni miracolistiche. Finora il male dell’Italia era l’eccessiva spesa a fronte degli introiti. In qualche modo sopita dalle manovre sul  debito pubblico che rimandavano sine die il problema. A complicare la nostra vita ci si è messa l’Unione Europea con l’euro che in meno di dieci anni è andato in crisi. Ma a questa crisi quanto è da imputare l’inettitudine del pachidermico Parlamento di Bruxelles che ha burocratizzato tutte le legislazioni dei Paesi aderenti appesantendoli con una valanga di norme aggiuntive? E la legislazione italiana già elefantiaca ne risulta ancor più penalizzata. A questo punto bisognerebbe chiedersi non quante leggi il nostro Parlamento produce in un anno, ma quante ne abroga. Questa potrebbe rappresentare già una parte della Riforma della Magistratura. Dallo scandalo Madoff e accoliti è scoppiata la sindrome del default e, mai come adesso, gli italiani vivono nell’ansia per un presente difficilissimo e un futuro ignoto.
Abbiamo la sgradevole sensazione che tutta la Kasta politica, governo incluso, non abbiano la minima idea di come porre rimedio alla incontrollabile situazione di questa economia di carta che sta sommergendo il Pianeta Terra. I lazzi inopportuni oltre che offensivi del Presidente francese sono stati ancor più fuori luogo poiché ne’ Francia ne ‘ Germania sono esenti da peccati capitali. Tanto più che la Francia ha dovuto fomentare una guerra civile in Libia per mettere le mani su quelle risorse petrolifere. E, come già ribadito ovunque, il Presidente Sarkozy ha poche ragioni per risate ironiche data la precarietà della sua permanenza all’ Eliseo.
Le soluzioni al momento appaiono inesistenti. Responsabile unico della nostra triste situazione è la Politica che sotto diverse bandiere ha sempre sperperato risorse senza costrutto ai danni di Italiani  in parte politicizzati e non: comunque incapaci di documentarsi e tenersi aggiornati sul reale andamento del Paese. Da tutte le parti si invoca l’avvento di un leader in grado di prendere in mano la situazione, ma all’orizzonte non si vede nessuno in grado di rimediare a tanto danno. Chiunque arriverà, si troverà davanti la montagna di magagne accumulate in sessant’anni di governi a dir poco in mala fede nei confronti dell’Italia.